Itaca – Il ritorno: sulla tela dell’amore un cammino di redenzione

Un giovane osserva il mare in tempesta, mare che restituisce un corpo sulle sponde dell’isola di Itaca. Due mani lavorano ad un telaio. Inizia così “Itaca. Il ritorno”, adattamento dell’Odissea di Omero di Uberto Pasolini, alla quarta regia di una pellicola da lui stesso co-sceneggiata, presentata alla Festa del Cinema di Roma 2024.

Noto per i suoi film intimisti, il regista si concentra sul ritorno dell’eroe che la moglie Penelope e il figlio Telemaco hanno atteso per 20 anni, attualizzandone il significato. Pasolini presenta, infatti, i protagonisti in una luce inedita e moderna, indagandone forza e fragilità grazie alle intense interpretazioni degli eccellenti Ralph Fiennes-Ulisse e Juliette Binoche- Penelope.

Il tema principale è “il ricongiungimento di una famiglia che trova il modo di riunirsi contro gli ostacoli esterni ma, soprattutto, contro quelli del proprio cuore”, e la pellicola è “un’Odissea della mente” che porta nel mondo interiore della coscienza. Chi è l’uomo tornato a Itaca: l’astuto eroe o un guerriero distrutto? Dopo essere stato salvato dallo schiavo Eumeo (Claudio Santamaria), Ulisse afferma che non c’è eroismo in guerra, solo violenza che disumanizza, e prova dolore e senso di colpa per aver lasciato Itaca e per la morte dei compagni, ritenendosi indegno di tornare. Penelope resiste nell’attesa, fedele al marito, e con l’inganno prova a mantenere una pace che è illusoria; Telemaco, che non lo ha mai conosciuto, crede sia morto e tenta di sottrarsi alla protezione della madre entrando in conflitto con lei; suo padre, il vecchio re, è impazzito dal dolore. Tutti sono in guerra con se stessi e con l’altro e Ulisse inizia un altro viaggio, interiore, necessario per ritrovarsi, e, per spezzare la catena che rende schiavi di un presente immobile, deve ancora lottare e uccidere. Penelope lo ha riconosciuto fin dal primo incontro, ma la regina ha ritrovato un marito diverso da quello che aspettava e non capisce come sia possibile che un uomo sappia trovare la guerra e non la strada che porta alla sua casa. “Forse ha paura, le dice Ulisse, costretto tuttavia a “fare ancora la guerra” per poterla superare, liberando la sua casa dai Proci e affrontando le sue fragilità senza rinnegarle. La vera scelta da compiere per marito e moglie è quella che tiene insieme le esperienze passate e quelle che verranno, unite dal filo che ricostruisce la tela dell’amore. Ulisse chiede di essere perdonato, Penelope ha bisogno di capire. Lui vuole scordare, lei no: “ricorderemo e dimenticheremo insieme e poi vivremo, di nuovo amici, insieme”.

Pasolini offre così un’opera riuscita, che punta sul cammino umano di redenzione, reso in modo equilibrato e coinvolgente dalla forte presenza scenica di Fiennes e Binoche, e con dialoghi che sanno restituire l’approfondimento della psicologia dei personaggi.

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