“La Co.F.As. insiste nell’avvicinare i giovani”

Fahrenheit 2019, lo spettacolo portato in scena dagli studenti dell’Istituto tecnico Buonarroti di Trento ha chiuso la 23ª edizione di Palcoscenico Trentino

Il futuro delle Compagnie Filodrammatriche Associate nell’analisi di Gino Tarter, presidente da 24 stagioni)

Cinema e teatri avevano resistito e, pur con il ridimensionamento dei posti a sedere, avevano tenuto aperto. Ma con le ultime restrizioni, anche loro hanno dovuto chiudere i battenti. Fino a data che destinerà l’epidemia in corso. In mancanza di spettacoli da recensire, cogliamo l’occasione per fare il punto sul teatro filodrammatico trentino. Iniziamo a parlarne con Gino Tarter che dal 1996 è a capo della Co.F.As (Compagnie Filodrammatiche Associate), la realtà associativa trentina storica in questo settore: 74 anni di vita, 118 compagnie di teatro amatoriale associate, oltre 90 rassegne ogni anno che portano in scena circa 1.000 spettacoli e incontrano quasi 150.000 spettatori.

A che punto del programma annuale vi ha colto il provvedimento?

“Nel corso delle rassegne teatrali, che vanno in genere da ottobre a marzo; sono saltati molti spettacoli che probabilmente non potranno essere recuperati entro l’estate. Tra questi anche gli ultimi tre della Vetrina del Teatro Co.F.As. al San Marco di Trento che rappresenta la prima parte di Palcoscenico Trentino – quest’anno è la 24ª edizione – e avrebbe dovuto concludersi proprio questa domenica. La seconda parte, invece, è il Premio Mario Roat e sarà, come sempre, in autunno”.

Oltre alle rassegne, ci sono i corsi di formazione…

“Sì, nel 2019 sono state più di 400 ore di lezione, a Trento e nelle 7 zone in cui è diviso il territorio. Lavoriamo a molti livelli, per fascia d’età, per grado di esperienza, con laboratori che coinvolgono più compagnie, con interventi nelle singole compagnie per aiutarle e migliorare il lavoro che vogliono portare in scena. E poi c’è l’attività all’interno delle scuole attraverso il progetto Giovani a teatro, teatro a scuola che si svolge durante l’anno scolastico e si conclude con il meeting La Scuola a teatro che porta in scena gli spettacoli dei vari istituti. Quest’anno dovrebbe tenersi dal 4 all’8 maggio, coinvolgendo una decina di Istituti, ma il rischio è che salti, e insieme a questo anche i corsi del 2020 e le riunioni di zona per verificare i servizi Co.f.as.”.

Anche la Giornata Teatrale Trentina quest’anno era dedicata ai giovani…

“Sì, nel novembre scorso abbiamo puntato l’obiettivo su come avvicinare i giovani al teatro usando i media che loro utilizzano, e abbiamo ragionato su repertorio, linguaggi e tematiche che possono interessarli. Il focus proseguirà nel prossimo convegno a ottobre 2020.

I convegni hanno il compito di ampliare la cultura negli amatori, per fare i conti con un mondo in continuo cambiamento. Sarebbe bello che a questi incontri partecipassero tanti giovani e che fossero accompagnati dai veterani delle loro compagnie. Credo che il cambiamento nelle compagnie avvenga proprio in questo modo… Qualche risultato cominciamo già a vederlo, sia nell’ingresso di studenti nelle compagnie, ma anche nella nascita di gruppi giovanili (di bambini, di ragazzi e di giovani)”.

Tra passato, presente e futuro, qual è il ruolo dell’Associazione, oggi?

“Credo che il momento presente evidenzi ancora di più la funzione culturale e sociale del teatro amatoriale che favorisce il sodalizio tra le persone della più diversa provenienza, coltiva il radicamento nel territorio e la rete tra i territori. Custodisce ma anche rielabora la tradizione culturale. Funziona come antidoto alla dipendenze, alle follie post-discoteca, alla depressione, alla solitudine, persino al ricupero dell’handicap.

Ultimo ma non ultimo, oggi, si fa fronte insieme all’incognita della riforma del “terzo settore” che preannuncia un aggravio del carico burocratico e fiscale e rischia di spegnere la voglia di fare”.

Intervista a cura di Cecilia Salizzoni

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