La fede non si nutre di visioni, ma di ascolto

Prima lettura: Genesi 12, 1-4a;

Seconda lettura: 2 Timoteo 1,8b -10;

Vangelo: Matteo 17,1-9

Se chiedessimo a un ragazzo, qual è l’esortazione che si sente ripetere più spesso dai genitori, risponderebbe che è: “Ascolta!”. Così come noi adulti: se ci facciamo tornare alla mente il volto dei nostri genitori, e con il volto l’invito più frequente che ci rivolgevano, forse è ancora questo: “Ascolta!”. D’altronde, cos’altro può fare un padre o una madre se non dire a un figlio, con tutto l’affetto e la convinzione di cui è capace: “Ascolta!”? Quel figlio può ascoltare, ma può anche uscire di casa sbattendo la porta…

Come pensare che Dio si comporti diversamente con noi? Che adoperi un altro invito, un altro ritornello? “Ascolta!” è il primo di tutti i comandamenti. Sì, sono 10, ma prima di quei 10 c’è quest’unico: “Ascolta!”. Gli ebrei ne hanno fatto il loro Credo, lo recitano tre volte al giorno.

Di solito, uno dei motivi che fa andare in crisi una fede fragile è il fatto che questo Dio non lo si può né vedere né toccare, al punto che più d’uno trae la conclusione: “Allora vuol dire che non c’è, non esiste…”. Ma è una conclusione che non lascia affatto tranquilli; gli atei – quelli veri, onesti – sono sempre inquieti, non smettono mai di interrogarsi. Proprio come i credenti i quali, se sono leali, non sono affatto al sicuro dai dubbi, dalle perplessità, dalla fatica di credere, soprattutto quando gli eventi o le situazioni sembrano coalizzarsi contro la fede. Eppure, che ci piaccia o meno, tutto questo è da mettere in preventivo. La Fede viene dall’ascolto, non dalle visioni. L’invito ripetuto a iosa nella Bibbia non è “guarda” o “tocca”, ma “ascolta”: “Ascolta!”. E se questo è l’invito, allora vuol dire che ci sono anche parole da ascoltare. “Abramo, vattene dalla tua terra, dalla casa di tuo padre, verso la terrà che io ti indicherò” (è l’invito della prima lettura).

Abramo non ha mai visto Dio. L’ha ascoltato. Proprio nel senso operoso del termine. Infatti, nella Bibbia, ascoltare, non vuol dire “sentire” e basta, ma voler sentire, e soprattutto fare quello che si è sentito. Cioè obbedire.

Sì, questo verbo (che rischia di essere estromesso dal vocabolario perché secondo alcuni non sarebbe più di moda), esprime bene l'atteggiamento di tutti quelli che credono: a Dio si dà obbedienza. Tutti quelli che guardano ad Abramo come loro “padre nella fede” (Ebrei, Cristiani, Musulmani) dovrebbero sapere che a Dio si dà obbedienza. Ah, certo: ci sono in ognuna di queste tre Fedi coloro che non ascoltano affatto le Parole di Dio e tantomeno gli obbediscono. Perché ascoltare e obbedire è questione di libertà: non è così anche con i figli in ogni famiglia? Quando si dice a un figlio “Ascolta!”, forse che quello si irrigidisce come un robot o si mette sull’attenti? La legge, l’autorità dello stato, potrà anche metterci sull’attenti, costringerci… se non vogliamo finire in manette, ma un padre o una madre no: non c’è niente, non c’è nessuno più debole di un padre che dice a suo figlio “Ascolta!”. E quel figlio può obbedire, ma può anche voltare le spalle e andarsene sbattendo la porta. Anche Dio onnipotente è un padre “debole” quando parla o comanda ai suoi figli. In ogni caso, l’ascolto della sua Parola è vero, è reale, solo quando diventa obbedienza. Abramo è padre nella fede perché ha fatto quanto Dio gli chiedeva.

La mia insistenza su questo aspetto è dovuta al fatto che troppi – anche tra i cristiani – pensano che credere significhi accettare l’idea che Dio esiste da qualche parte, oppure riferirsi a lui (da lontano) di tanto in tanto, con qualche preghiera biascicata alla meno peggio, o con qualche gesto fuori dall’ordinario… No, questa non è la fede. Sarà religiosità, se si vuole, ma non è la fede di Abramo… che ascoltò e obbedì. E perché obbedì? Abramo deve aver pensato che le parole di Dio erano più affidabili di tutte le parole e di tutte le promesse degli uomini. E Dio – anche se non lo si vede e non lo si può toccare – è comunque degno di fiducia più di chiunque altro. Fiducia, sì: ecco ciò che rende capaci di ascoltare e di obbedire.

Anche perché quello che Dio ci dice, non ha di mira i suoi interessi, ma i nostri: la nostra vita. E se ci comanda qualcosa (accettando anche il rischio che gli diciamo di no e gli voltiamo le spalle) è perché ci vuol bene: solo chi ama sa accettare anche delusioni e sconfitte da coloro che ama.

“Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. Sono le accalorate parole del Padre quelle che il vangelo di questa Domenica fa risuonare su quel monte, dove Gesù si lascia vedere per qualche istante trasfigurato. È come se quella voce dicesse: Ecco come potreste diventare! Volete davvero realizzare in pienezza la vostra vita? Ebbene, ascoltate lui: Gesù! Dategli fiducia. Mettete le sue parole davanti a tutto: fate quello che vi dice. Obbeditegli.

Costa? C’è un prezzo da pagare?

Lui l’ha pagato molto più alto di noi. E poi, fosse anche la vita il prezzo da pagare, Dio è fonte della vita: sa ripagare aldilà di ogni attesa, oltre ogni immaginazione.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina