La risposta al male e la nostra libertà

Qualche giorno fa giungeva la notizia che il presidente Trump vuole rivitalizzare in grande l’armamento nucleare degli USA per fronteggiare la pazzia della Corea del nord. Mi sono chiesto come abbia preso la notizia il nostro papa Francesco. La morale tradizionale della Chiesa direbbe che questa intenzione di Trump è opera del diavolo. Il diavolo poi agirebbe in tutte le mostruosità che noi leggiamo sui giornali: massacri, guerre, violenze. Ma è possibile che questa interpretazione, che padre Livio Fanzaga snocciola su Radio Maria, abbia un senso razionale e teologico? Non è invece la libertà dell’uomo che Dio ha voluto e che viene rovesciata per operare azioni che tutti condanniamo? Non vorrei che nelle difficoltà di dare una risposta al male ci affidiamo all’idea del diavolo, così evitiamo di fare i conti con l’uso distorto della nostra libertà?

Giovanni

Nel canto XXXIII dell’Inferno, Dante incontra due personaggi, Branca Doria e Alberigo dei Manfredi, puniti perché traditori degli ospiti. I due hanno una particolarità: sono ancora vivi e girano per il mondo. La loro anima invece è all’inferno. Un diavolo si è impossessato del loro corpo. Soltanto Dante poteva avere il coraggio di tenere questa posizione sicuramente poco ortodossa. “Licenza poetica”? Non direi. Di fronte alla malvagità di certi individui, non si può non pensare che essi abbiano in qualche modo dismesso la loro umanità. Non ci sono spiegazioni razionali rispetto al comportamento dei dittatori terroristi di ogni epoca. Oggi questi “diavoli in terra” hanno a disposizione mezzi devastanti. Per questo fanno ancora più paura. Certo, non seguirei padre Livio – che vede il diavolo dappertutto, salvo a volte essere un po’ cieco – nel cogliere immagini demoniache che finiscono per cancellare precise responsabilità individuali e collettive.

Personalmente non vorrei dare giudizi sommari neppure su Trump, benché l’insieme di tracotanza, inesperienza, propensione alla bugia, ignoranza conclamata e sospetta stupidità facciano dell’attuale presidente degli Stati Uniti una mina vagante per tutto il mondo. In giro forse c’è gente peggio di lui. Staremo a vedere.

La tua domanda però verte su questioni molto più importanti. Hai ragione nel dire che esistono difficoltà a dare una risposta al male del mondo: più che davanti a difficoltà, ci troviamo di fronte a un muro insormontabile, a un enigma che non potremo mai risolvere. Dall’alba dell’umanità si è cercato, con linguaggi diversissimi tra loro, di comprendere il male, di dotarlo di un senso, attraverso spiegazioni di natura ancestrale, mistica, scientifica, religiosa, filosofica…Insomma cerchiamo una razionalità agli avvenimenti che accadono ma pure per le pulsioni violente che albergano dentro di noi.

Ogni dottrina, neppure quella teologica, è però sufficiente, esauriente. Sentiamo che qualcosa manca, soprattutto costatando un’iperbolica presenza del male che, come ha scritto Paul Ricoeur, produce “tanta sofferenza, in eccesso rispetto alla capacità di sopportazione dei semplici mortali”. Allora si è escogitato un po’ di tutto, tentando in tutti i modi di “scagionare” Dio dando la colpa al nostro cattivo esercizio della libertà. Altre visioni, più antiche di quella biblica, immaginano un dio cattivo o incomprensibile di cui avere soltanto timore: una via abbastanza facile per interpretare il male. Di fronte a un Dio buono e a una creazione giudicata buona, ecco che la situazione si complica e non poco.

In fondo le varie interpretazioni rispetto al diavolo tentatore – mai esaurite e molto cambiate nel corso dei secoli – ci suggeriscono un’unica grande verità, cioè quella, per dirla ancora con Ricoeur, di un male presente “già là” prima di ogni nostra comprensione. Qualcosa di superiore a noi. Sicuramente va di mezzo la nostra libertà, anche di autodistruggerci. Nei romanzi di Dostoevskij ogni tanto il diavolo compare, ma non secondo l’iconografia tradizionale: a volte è un borghese saccente; a volte è una persona simpatica che legge i giornali; spesso è semplicemente il doppio del protagonista. Sempre si rivela in una vacuità nichilista e appare al termine di una “discesa” esistenziale di personaggi ormai vinti dal delitto e dalla malvagità. È fuori ma è sempre anche dentro di noi. Si trasforma nei fantasmi di Shakespeare che ottundono la mente e fanno impazzire. Sono i “mostri che abbiamo dentro”, come si intitola una canzone di Giorgio Gaber.

Le tentazioni e il diavolo dunque esistono e dobbiamo fare i conti con loro quotidianamente. Non servono troppe spiegazioni “razionali”. L’esercizio della nostra libertà può arrivare fino al male più efferato. Sappiamo ugualmente che questa è una strada che prima o poi porta alla morte. Che fare allora? Seguire i sentieri del bene, trovare gioia nel bene. Facile a dirsi, meno a farsi. Alla fine però sappiamo intuitivamente che cosa è il bene e che cosa è il male. L’unica alternativa è scegliere la vita.

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