La sindrome della capanna. La vita in una stanza degli hikikomori

Solo in Italia ammontano a 100.000 i ragazzi, tra i 14 e i 30 anni, che rifiutano i contatti e si chiudono nella loro camera, smettendo di avere cura di sé

Vero, coinvolgente, diretto, originale. Quattro aggettivi che costituiscono anche quattro validi motivi per vedere il documentario “Essere Hikikomori. La mia vita in una stanza”.
Quest’opera mira a far conoscere meglio tale disturbo chiamato anche sindrome della capanna. Secondo le stime gli hikikomori (parola giapponese traducibile con stare in disparte, isolarsi) solo in Italia ammontano a 100.000 i ragazzi, tra i 14 e i 30 anni.

Per gli studi un hikikomori è una persona la quale, all’apice della sofferenza, può rimanere tutto il giorno chiuso al buio nella sua camera, generalmente rifiuta i contatti reali con l’esterno, nutre paura del giudizio degli altri, perde qualsiasi interesse, smette di avere cura di sé, nasconde i propri sintomi, perfino agli amici.

Tuttavia dal proprio guscio si può uscire. Lo hanno dimostrato, ed ecco perché riteniamo questo documentario diretto e vero, Eva, Alessandro, Alessio e Davide. Quattro ragazzi di poco oltre i vent’anni, tutti con un passato più o meno lungo da hikikomori, una volta riusciti a chiedere aiuto per uscire dal tunnel, sono tornati i protagonisti delle loro esistenze. E hanno trovato la forza di raccontarsi, di condividere i loro vissuti con noi telespettatori, che fin dall’inizio ci siamo sentiti coinvolti nelle storie personali, quasi fossimo loro cari amici.

Riteniamo la pellicola originale. Perché, per spiegare ancora meglio cosa significhi essere un hikikomori, la sceneggiatura, ai racconti dei vissuti dei quattro ragazzi, alterna Deep: un cartone animato, suddiviso in quattro capitoli, nato durante una serie di incontri online e di persona con i quattro protagonisti.

Ma come si esce dall’auto-isolamento? Chi vuole guarire dalla sindrome della capanna, trova sostegno in Hikikomori Italia: un’associazione nazionale impegnata nella sensibilizzazione sociale e nell’offrire uno spazio di confronto per i pazienti e per le famiglie. Mentre HikiTo, come si legge sul sito “è un’occasione di vulnerabilità e condivisione reale e virtuale per artisti, sognatori e pensatori hikikomori”. Si tratta cioè di un’idea, nata da un primo incontro tra hikikomori, organizzato da Alessandro, uno dei protagonisti del documentario, tramite il passaparola sui social.
Essere Hikikomori, già trasmesso su Sky Documentaries, è stato scritto e diretto da Michele Bertini Malgarini e Ugo Piva. Prodotto da Sky e Fidelio, è disponibile on demand e in streaming su NOW.

Informazioni su www.hikito.it e sui canali social in Facebook, Instagram e YouTube.

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