La storia di Mary Anning, pioniera della paleontologia

Annalisa Strada con le illustrazioni di Daniela Tieni

“La cacciatrice di fossili. Mary Anning si racconta”

Editoriale Scienza, 2019

105 p. – € 12,90

Età di lettura: da 11 anni

Le storie vere rappresentano da qualche tempo un filone interessante nella letteratura per i ragazzi. Se ne vedono sempre più tra gli scaffali delle librerie anche se non tutte hanno le stesse qualità. Una buona lettura è di sicuro “La cacciatrice di fossili. Mary Anning si racconta” pubblicato da Editoriale Scienza nella collana “Donne nella scienza”, di cui abbiamo presentato altri volumi in questa rubrica. Questo libro racconta in prima persona la vicenda di una bambina e giovane donna che ha ricoperto un ruolo fondamentale nella nascita della paleontologia portando alla luce moltissimi fossili tra cui i primi scheletri di animali preistorici nei primi decenni del 19° secolo. Mary era figlia di un falegname nel Dorset in Inghilterra, e la sua infanzia non è stata molto facile. La famiglia era povera e numerosa, anche se tra i molti figli solo lei e un fratello sono sopravvissuti alle malattie e agli stenti. Mary ha sempre seguito il padre quando andava sulle scogliere a raccogliere queste “strane pietre”, che nessuno sapeva cosa fossero e si pensava avessero particolari proprietà curative: lo scopo era venderle per raccogliere qualche soldo. Dal padre Mary ha imparato a staccare le rocce e ripulirle con cura senza rovinare ciò che ci si vedeva. Le condizioni economiche della famiglia arrivarono al disastro e il padre, impossibilitato a far fronte ai debiti, una sera venne portato a casa quasi morto perché caduto ubriaco lungo la scogliera. Da quella sera non si riprese più e morì poco dopo. Per aiutare la famiglia Mary continuò a raccogliere i fossili finché non fece la sua scoperta più importante, il ritrovamento di un esemplare di ittosauro. Questo avrebbe potuto cambiare la sua vita, ma non fu così. Mary era una ragazza di origini umili e di poca cultura, anche se molto intelligente e tenace e si vide completamente snobbata dagli studiosi che si affacciavano a questo mondo. Fu soprattutto il fatto di essere donna a crearle problemi. Per fortuna non tutti si approfittarono di lei, e con il tempo le vennero riconosciuti lavoro e scoperte, anche se non nel modo che avrebbe meritato: nessuno come lei in quei tempi sapeva ripulire i fossili e ricostruire gli scheletri di animali estinti, né, tanto meno, descrivere e disegnare con precisione i reperti ritrovati.

La storia di Mary Anning, come ce la racconta Annalisa Strada, si legge benissimo: è avvincente e interessante. Sostenuto dall’ottimo stile narrativo, suo punto di forza è la posizione moderna che ha al centro, una visione rivoluzionaria per il periodo in cui si svolge. A inizio ‘800, infatti, il pensiero e le scoperte scientifiche sentivano molto il peso della religione e delle conoscenze “accettate”. Andarci contro, soprattutto essendo donna, era pura eresia. Leggendo questo libro non si legge solo una bella storia scritta bene, ma si imparano anche molte cose riguardo la paleontologia, i fossili, la geologia, le convenzioni sociali e le condizioni di vita di quel periodo. Unire romanzo e scienza è indubbiamente una scelta vincente per coinvolgere nella lettura i ragazzi, anche quelli che sono più attratti dalla divulgazione, che dalla narrativa.

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