“La tempesta”, il teatro fatto con il teatro

Settimo appuntamento con la Stagione del Teatro Sociale programmata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Da giovedì 19 a domenica 22 gennaio il palcoscenico del teatro cittadino ospiterà La Tempesta di William Shakespeare, diretta dal regista Alessandro Serra, già Premio UBU nel 2017 per il suo acclamato Macbettu. Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale il 15 marzo 2022 alle Fonderie Limone di Moncalieri. La traduzione e l’adattamento del testo shakespeariano sono di Alessandro Serra, che ha curato, oltre alla regia, anche scene, luci, suoni e costumi. Lo spettacolo è stato protagonista di una prima tournée nazionale e internazionale che, dopo Reggio Emilia (Teatro Valli) e Roma (Teatro Argentina), lo ha visto in scena in Lituania, a Klaipeda (Klaipeda Drama Theater), poi ad Avignone, sul prestigioso palco dell’Opéra Grand Avignon, e infine in Polonia, a Danzica (Gdansk Shakespeare Theater).

La dimensione sovrannaturale in questo spettacolo si inchina completamente al servizio dell’uomo: Prospero è di fatto un personaggio del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia riesce ad imprigionare gli spiriti della natura, scatenare temporali e resuscitare i morti, e solo Ariel, spirito dell’aria, riuscirà ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Sull’isola-palcoscenico sopra la quale Serra costruisce questa nuova creazione, il Teatro diventa protagonista nella sua dimensione più primitiva e rituale.

«Il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro – osserva Alessandro Serra -. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico».

Lo spettacolo vede in scena un nutrito gruppo di brillanti attori. Stefano Bardelli ha collaborato alle luci, Alessandro Saviozzi ha collaborato ai suoni, Francesca Novati ha collaborato ai costumi. Le maschere sono di Tiziano Fario.

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