La trasmissione che piace al Papa

“Come sapete, anch’io seguo spesso, almeno in parte, la vostra trasmissione”. “Infatti, l’orario domenicale coincide, nell’ultima parte, con la recita dell’Angelus in Piazza San Pietro; così, prima di affacciarmi alla finestra, mi piace seguirla per alcuni minuti, e a volte ho menzionato qualche contenuto che mi ha particolarmente colpito”.

Lo ha rivelato papa Francesco ricevendo nei giorni scorsi in udienza il Comitato di redazione del programma televisivo “A Sua immagine”, nato 27 anni fa dalla collaborazione tra la Rai e la Conferenza episcopale italiana e in onda il sabato alle 16 e la domenica mattina (all’interno la Messa e l’Angelus). All’udienza con il curatore don Gianni Epifani, erano presenti la conduttrice Lorena Bianchetti, gli autori, i redattori, i tecnici e coloro che collaborano al programma. Francesco è partito da una spontanea osservazione sul titolo stesso del programma, che va in onda la domenica e, con un’anticipazione, anche al sabato pomeriggio. “Il titolo della vostra trasmissione parla di un rapporto unico: A Sua Immagine. Non lasciate che queste parole, per abitudine, diventino ‘parole al vento’, o che si riducano a una scritta sullo schermo. Custodite lo stupore di questa Parola, per poterlo comunicare. È importante. Il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo ci testimonia di fatto la perdita, da parte di tante persone, proprio della coscienza di essere figli di Dio, creati ‘a sua immagine’. C’è bisogno di ravvivarla. Perché lì, in questa ‘immagine’, si trovano l’origine e il fondamento dell’irriducibile dignità umana; l’origine e il fondamento del nostro essere tutti fratelli, perché figli dell’unico Padre, amati e creati ‘a sua immagine’”. Il programma racconta volti e storie di uomini e donne del nostro tempo, ha ricordato papa Francesco “dando voce a chi è più debole e a chi soffre; lo fa raccontando di chi vive il Vangelo nelle periferie geografiche ed esistenziali dell’Italia e del mondo; lo fa aprendo ‘finestre’ su situazioni e luoghi che spesso sfuggono ai radar dell’opinione pubblica”. “Vi incoraggio a continuare su questa strada – ha sottolineato -. C’è bisogno di ‘globalizzare’ la solidarietà, non l’indifferenza. Annunciare il Vangelo significa testimoniare con la nostra vita che c’è un Dio di misericordia che ci aspetta e che ci precede, che ci ha voluti e che ci ama. E voi, con il vostro specifico lavoro, potete contribuire molto in tal senso”.

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