La vita del matematico Nicolò Fontana (“Tartaglia”), uno spirito “mosso al sapere”

Abbiamo più volte scritto che non tutti i lettori amano leggere fiction, narrativa frutto di fantasia in diverse forme e generi. Ci sono anche lettori che amano le storie vere e altri che amano leggere di scienza, di storia, di matematica, di geografia, di argomenti, insomma, che fanno parte di tutto ciò che del mondo conosciamo. La casa editrice triestina Editoriale Scienza, che tra il resto quest’anno festeggia 30 anni di attività, offre ai giovani lettori di questo secondo tipo una nuova proposta nell’apprezzata collana “Racconti di scienze”.

Si tratta di Il mio nome è Tartaglia (età 9+), la storia dell’infanzia e della giovinezza di Nicolò Fontana, grande matematico del Cinquecento. Anna Vivarelli e Guido Quarzo ricostruiscono con sapiente e consolidata abilità narrativa, l’avventurosa vicenda di questo ragazzino sfregiato in volto da un soldato italiano passato all’esercito francese durante il sacco di Brescia, che riscatta la sua dolorosa esperienza e la sua modesta vita, diventando un grande studioso e un apprezzato insegnante. Mentre le parole per lui sono difficili, soprattutto da pronunciare, visto lo stato del suo viso (è, inoltre, balbuziente, e per questo viene schernito dagli altri ragazzini che lo chiamano Tartaglia), i numeri per lui non hanno segreti e l’aiutano a dare un ordine a ciò che vive, alle esperienze di tutti i giorni. Dotato di grande abilità intellettiva, impara a leggere e a scrivere in pochissimo tempo e grazie agli adulti che ne riconoscono e apprezzano le doti, diventa presto abile maestro. La sua sete di sapere viene prima colmata dalla biblioteca del notaio Malerba e poi da ciò che offre il mondo intero della scienza del tempo, compresi scritti e progetti del grande Leonardo da Vinci.

La narrazione segue eventi storici veramente accaduti e descrive personaggi reali, mescolandoli a eventi e personaggi inventati, creando un insieme molto avvincente che nel complesso rende uno spaccato di vita del Cinquecento. L’ambiente cittadino del tempo è ben riprodotto nelle scene del mercato affollato e delle botteghe artigiane dove il giovane si reca per imparare “il sapere delle mani”, altrettanto importante delle conoscenze teoriche.

Nell’insieme e, soprattutto, senza pretesa di insegnamento, il libro tocca diverse tematiche dalla relazione tra scienza e religione al concetto di vendetta e giustizia, dallo spirito mosso al sapere in opposizione alla brutalità della forza all’importanza dell’avere la perseveranza nel seguire con impegno i propri desideri e le proprie inclinazioni, trasformando difficoltà e problemi in opportunità.

Come negli altri volumi di questa collana, le illustrazioni arricchiscono il testo con tavole che rimandano ai disegni tecnici e ai manuali del tempo e alle nomenclature degli attrezzi e degli strumenti delle botteghe. La carta non è bianca né lucida e l’inchiostro del testo è marroncino. Nell’insieme, anche fisicamente, un libro interessante che “sa di storia e di passato”, che “sa di matematica e tecnologia”, che “sa di vero”.

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