L’esigente bellezza del Vangelo

Nm 11,25-29;

Sal 18(19);

Gc5,1-6;

Mc9,38-43.45.47-48

Il vangelo odierno, ben introdotto dalla prima lettura, ci mette in guardia da alcuni atteggiamenti che fanno a pugni con quella che dovrebbe essere la nostra vita di sequela. In particolare, nel riferimento alla realtà dello scandalo, più volte oggi evocato, non possiamo evitare un senso di sofferenza per quanto, soprattutto attraverso i media, sta risuonando sulle vicende della Chiesa dei nostri giorni, interpellando ognuno di noi alla riflessione. L’ascolto, umile e fiducioso della Parola, ci rivelano pertanto la fatica e insieme il fascino di un cammino sempre aperto, di una meta impossibile però da raggiungere da soli. «Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato» ci invita a pregare il salmo dell’odierno responsorio, incoraggiandoci a partire da lì; a chiedere allo Spirito il necessario sostegno per orientarci verso il bene. Un primo insegnamento che vogliamo analizzare insieme, riguarda quella forte tentazione che talvolta nasce in noi credenti, quando attraverso un atteggiamento di prevenzione, escludiamo coloro i quali non appartengono al nostro modo di vivere la fede pensando che non possano agire e pensare secondo il volere di Dio. Emblematico nel libro dei Numeri (prima lettura) l’atteggiamento di Giosuè, il quale preoccupato del fatto che due anziani al di fuori del “controllo” di Mosè possano profetizzare, lo sollecita dicendogli «impediscili!», mentre quest’ultimo esclama: «fossero tutti profeti nel popolo del Signore…!» (Nm 11,27-28). Giovanni sembra fargli eco nel vangelo quando confida a Gesù: «abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» mentre Lui, senza nessun margine di incertezza gli risponde: «Non glielo impedite…»(Mc 9,38-39) dimostrandoci tutt’altro sguardo sulla situazione. Ecco perciò l’indicazione del cambiamento da attuare: come credenti troppo spesso pensiamo rigidamente che la via della salvezza si realizzi solo per noi, attuando così il paradosso di voler porre confini all’agire e al pensare del Signore, restringendolo dentro quelli che sono i nostri schemi! Eppure è sotto gli occhi di tutti noi come non siano sufficienti l’appartenenza esteriore alla Chiesa di Gesù, quando essa non è continuamente vagliata e sfrondata prima di tutto da ciò che è inciampo (scandalo) dentro di noi. Ammettiamo che non sia facile porci in questa apertura di mente e di cuore; a noi sembra così lampante e significativo il valore dell’annuncio cristiano, impossibile da barattare con altri, tanto da sentirci pronti a difenderne la verità anche con veemenza. Eppure la via indicata dal nostro Maestro è diversa: ad ognuno è concesso lo stesso spazio e l’uguale possibilità di ottenere «la ricompensa» (vedi Mc 9,41). Non si tratta -beninteso – di rinunciare alla testimonianza dell’annuncio, ma semmai di modificarne lo stile. Quante volte nelle nostre relazioni impediamo l’accoglienza del dono che ci può arrivare dall’altro, perché giudicato diverso, perché non “dei nostri”? Perché siamo più attenti a ciò che ci distanzia, piuttosto che ad ospitare segnali di vicinanza? Comprendiamo che ciò non è conforme all’insegnamento di Gesù? Eppure Egli parla chiaro: «chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40). L’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini dice una parola che ci può aiutare nel sciogliere le nostre rigidità: «Dio Padre di tutti, (che) è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.» (Ef 4,6) D’altro canto il Vangelo subito dopo ci mette sull’avviso di quanto sia preferibile vigilare su noi stessi piuttosto che andare in cerca degli errori altrui. Il versetto che inizia con le drammatiche parole «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me…» e tutte quelle che seguono sembrano un chiaro ammonimento a purificare i nostri pensieri e le nostre azioni da quelli ostacoli non esteriori ma dentro la nostra realtà, personale ed ecclesiale. Nei “piccoli” qui vengono indicati quella parte di credenti costituita dalle persone più semplici e perciò più vulnerabili. Ma confessiamo di provare anche noi una profonda tristezza nel leggere ad esempio prese di posizione nei confronti di papa Francesco che creano incertezza, smarrimento e confusione in tanti fedeli, e ci chiediamo se coloro che si muovono in questa direzione siano mossi dallo spirito di Gesù; da quella prudenza che c’insegna ad evitare il puntare il dito verso l’altro, così come in tanti passaggi il Vangelo c’insegna. È questo sostanzialmente il messaggio conclusivo della pagina di oggi: guardare dentro noi stessi e verificare di non trovare motivo di intralcio sul cammino indicato da Gesù; un cammino continuamente da purificare e ravvivare. Un cammino dove incoraggiarci reciprocamente nella gioia e nella fiducia, sapendoci sempre peccatori perdonati. Dice così un messaggio recente del nostro papa: “Chiediamo a Gesù che protegga sempre la nostra Chiesa, che la protegga con la sua misericordia, donando il suo perdono a ognuno di noi.

A cura della Comunità Monastica di Pian del Levro

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