Liberi dalla paura

Spesso le critiche alla religione hanno esiti paradossali e contraddittori. Filosofi e intellettuali, ma adesso questa opinione si è pure diffusa tra la gente comune, affermano che la religione è nata come risposta consolatoria al dramma della morte: l'uomo, incapace di sopportare la consapevolezza della propria condizione finita e mortale, si "inventa" un Dio che promette vita, felicità, salvezza magari in un'altra dimensione. La religione diventa allora un antidoto alla paura. All'opposto incontriamo un altro tipo di critica rivolta in particolare il cristianesimo che viene accusato di aver fomentato proprio la paura utilizzando il timore per una condanna al fuoco eterno dell'inferno come leva per avere in pugno le coscienze degli individui. Sorge la domanda: la religione libera dalla paura oppure genera ulteriore sgomento? Consente di guardare al mondo con occhi più limpidi oppure offusca lo sguardo moltiplicando i sensi di colpa, i divieti e le condanne?

Il discorso sarebbe molto lungo, certo è che se una prospettiva religiosa non libera, non riempie la vita, non aiuta a sopportare il dolore, essa non è una via utile all'uomo. Noi cristiani forse dovremmo chiedere perdono per aver presentato la nostra fede esclusivamente come un cammino di rinuncia e di sofferenza, per aver parlato di un Dio giudice, terribile nel suo giudizio, mettendo tra parentesi il messaggio di accoglienza e di misericordia di Gesù Cristo. Cristo invece è venuto per liberarci, innanzitutto dalla paura. Dalla paura della cattiveria degli uomini (perdonati dalla Croce perché "non sanno quello che fanno"), dalla paura dei nostri quotidiani tradimenti (ecco il "Pace a voi!" del Risorto), dalla paura della religione quando essa ci impone soltanto pesi insormontabili, dalla paura di Dio stesso che sarà invece per sempre Padre misericordioso che si china sulla fatica degli uomini risollevando soprattutto i poveri. In questo senso Cristo ha davvero riconciliato il cielo e la terra.

La vera vittoria sulla paura non comporta una sciocca temerarietà che potrebbe spingere all'arbitrio dei comportamenti. Chi non ha paura non è invidioso, non è superbo perché sa di essere stato salvato, non si chiude nell'angoscia ma è proteso verso gli altri. Si relaziona con Dio con fiducia e gioia perché sa di avere Qualcuno con cui poter parlare. Non ha bisogno di troppe regole morali perché è capace di scegliere il bene, conoscendo la propria condizione di peccatore perdonato.

Mi domando se oggi presentiamo la fede cristiana in questo modo. Papa Francesco ci dà un grande stimolo su questo punto. La sua è stata proprio una rivoluzione del linguaggio. Fino a qualche mese fa, solo per fare un esempio, nella Chiesa si parlava spesso di "valori non negoziabili", riferendosi a quell'elenco di principi -dal rispetto della vita al finanziamento delle scuole cattoliche – su cui un bravo fedele non poteva transigere. Per tutto il resto, probabilmente, si poteva chiudere un occhio. C'è da domandarsi se questo sia il modo giusto di parlare di Dio e di Gesù Cristo. In effetti non riesco a ricordare se Papa Francesco abbia mai parlato di valori non negoziabili, eppure non si può dire che questo pontefice non pensi agli ultimi; tutti invece ricordiamo il suo insistere sulla tenerezza, sulla misericordia, sul perdono. Questo è il vero volto di Dio! Gli elenchi dei peccati così tipici di una visione religiosa di qualche decennio fa, sostituiti oggi da norme presunte universali perché basate sulla cosiddetta "legge naturale", non sono capiti dagli uomini contemporanei ma non sono neppure vicini alla Parola di Dio. Non liberano. Non vincono la paura. Gesù ci ha liberato dal peccato (quasi sempre detto al singolare, così per Giovanni e Paolo) cioè dalla condizione della schiavitù della paura.

Questo, credo, sarebbe affascinante per chiunque. Il mondo è angosciato. Stranamente, ma non troppo, più pensiamo di avere la situazione sotto controllo, più è facile che subentrino timori di ogni sorta, proprio perché sempre qualcosa ci sfuggirà. Così anche a livello morale: non potremo mai eseguire perfettamente tutte le regole; accadrà invece che, magari senza volerlo, trasgrediremo e, ancora peggio, metteremo in discussione la bontà delle regole stesse, finiremo per rigettarle e, in ultimo, per dimenticarci del tutto di loro. Questo è successo negli ultimi decenni. Ora ogni cosa è lecita, ci crediamo liberi ma di quella falsa libertà che non consola ma genera timore. Se invece parliamo di un Dio che ci chiama alla libertà del bene, forse ci avvicineremo di più allo spirito del Vangelo.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina