Lo Zelensky buffo e l’occupazione soft

L’ometto in canottiera sta dormendo sul suo letto sfatto, il sole già alto, un libro di Plutarco gli è rimasto sulla faccia a coprire gli occhi, mentre il padre litiga col vicino nel cortile. Rumoroso come un cortile italiano. L’ometto è un prof di storia separato dalla moglie, che è tornato a vivere dai genitori, è un insegnante perennemente in ritardo, che implora la mamma di stirargli in extremis la camicia e la nipote di lasciargli libero il bagno, dove poi lo vediamo seduto sulla tazza: si chiama Vasilij Petrovic Holoborod, detto Vasija. La faccia dell’attore, stralunata, un mister Bean trapiantato a Kyiv (la serie, su La7, Servant of the People, Servitore del Popolo, è ucraina) ci ricorda qualcuno che negli ultimi 40 giorni ci è diventato familiare, barba incolta e occhi che ci sfidano: l’attore è Volodymyr Zelensky, star comica della tv prima di diventare presidente.

L’effetto surreale che ci induce la serie tv (mediocre commedia fantapolitica, si ridacchia) rende più atroci le scene viste nei tg. La storia del prof di storia è che i suoi alunni girano a sua insaputa un video sulla sua tirata qualunquistica contro “i soliti politici di m., …se ci mandassero me, vedreste come rivolterei l’Ucraina…”. Video virale sui social. Elezione a furor di popolo. È andata così nel film. E così nella vita. E ora Vasija facciabuffa è il protagonista di una tragedia epocale. Servo di un popolo crocifisso. E quando le bambine negli abiti tradizionali cantano l’inno in girotondo intorno all’incredibile presidente, ci viene da pensare – una fitta al cuore – che forse qualcuna di loro è rimasta sotto le bombe sganciate dal tiranno di Mosca sui suoi fratelli cristiani…

Altra serie che gioca a specchio con la cronaca, disorientandoci in una distopia che assomiglia alle disgrazie del tempo. Occupied (Okkupert), su Netflix, produzione franco-norvegese con supporto europeo, da un’idea del giallista Jo Nesbo, regia di Erik Skjoldbjaerg, immagina che il premier di Oslo, dopo un disastroso uragano da shock climatico, chiuda i rubinetti del petrolio estratto nelle piattaforme marine e si affidi a una centrale nucleare al torio, estratto da un minerale trovato “da un prete tanti anni fa”.

La decisione scatena la reazione della Russia (in combutta con l’Europa, gli Usa sono usciti dalla Nato) e dopo un rapimento del primo ministro e il ricatto di una guerra feroce, arriva l’occupazione russa, piuttosto soft anche se mortificante per l’orgoglio norvegese. Le due stagioni su Netflix, 20 puntate in tutto, sono ben girate ma non travolgenti per dinamica di storia e emozioni. I tre protagonisti (il premier, l’agente dei servizi e il giornalista) rendono passabile Occupied, con occhi chiari di nordici presi in un gioco più grande di loro. Vien da pensare con un brivido: se i russi fossero come quelli di Occupied, antipatici ma non stragisti, e gli ucraini arrendevoli come i norvegesi del film, non si piangerebbero oggi migliaia di morti innocenti in un Paese massacrato.

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