L’oro del Duce va tutto in crusca?

Non ha certo la pretesa di essere un film storico, nonostante la precisa ambientazione nella Milano dell’aprile 1945, a pochi giorni dalla caduta del fascismo: Rapiniamo il Duce, uscito lo scorso 26 ottobre su Netflix e presentato in anteprima alla 17ª Festa del Cinema di Roma, ricorda più un fumetto. E forse non è un caso, dato che il regista, Renato De Maria, si è fatto largo nel mondo del cinema italiano vent’anni fa esatti con Paz!, tratto dai fumetti del disegnatore Andrea Pazienza.

La storia del contrabbandiere Isola e della sua banda di improvvisati rapinatori, però, ha ben poco a che vedere con lo stile grottesco tipico dell’autore bolognese, piuttosto ricorda le vicende manga di Lupin III e della sua assortita squadra di ladri avventurieri.

”Una storia quasi vera”, recita lo strillo in locandina, ed in effetti la rapina a cui si riferisce il titolo ha come oggetto il leggendario tesoro che Mussolini avrebbe tentato di portare con sé in Svizzera durante la fuga, alla caduta del regime fascista.

Di realistico però c’è solo il contesto storico, perché la storia, del tutto romanzata, narra il tentativo di Isola, interpretato dal figlio d’arte Pietro Castellitto, di rubare gli ori del Duce, difesi dal gerarca Borsalino (Filippo Timi). Di mezzo, però, come in ogni romanzo – o fumetto – che si rispetti, c’è anche l’amore conteso di Yvonne (Matilda De Angelis), cantante fidanzata del contrabbandiere sulla quale ha messo gli occhi anche il supercattivo Borsalino, che con lei pianifica una doppia fuga: dalla dittatura ormai agli sgoccioli e dal matrimonio con la diva Nora (Isabella Ferrari). Pochi gli acuti nella sceneggiatura, ben caratterizzati i personaggi, anche grazie ad un cast che comprende il sempre efficace Tommaso Ragno e la comicità prestata al cinema di Maccio Capatonda. Sono loro due, assieme all’anarchico Molotov e ai giovani Amedeo e Hessa, a comporre la scalcagnata banda che, quando ad essere in ballo è il futuro di tutta l’Italia, studia un piano quasi perfetto per provare a costruirsi un futuro diverso, in libertà. Come da copione, però, una serie di imprevisti ostacolerà la loro fuga, perché alla fine, anche quando si ruba ai cattivi, non è detto che la farina del diavolo non vada tutta in crusca.

 

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