Camminando nei paesi delle valli di montagna, capita di vedere ancora, fra le case, piccoli orti coltivati, spazi vivaci non ancora conquistati dal prato all’inglese. Alcuni di questi sono veri e propri giardini, orti-giardino nel loro significato più autentico. Le bordure floreali offrono una cornice di colori intensi alle aiuole centrali, che – disegnate con cura geometrica – accolgono cespi di insalata croccante, tenere cicorie, intervallate da rigogliosi cavoli, porri e cipolle, carnose rape rosse e pomodori pronti ad arrossire al sole.
In passato nell’orto tradizionale trentino i fiori convivevano nell’orto insieme alle verdure e alle erbe aromatiche come la cipollina, il basilico, la salvia, il levistico e il prezzemolo. Il primo profumo intenso, preludio di primavera, era quello dei giacinti e dei mughetti che abitavano stabilmente un angolo dell’orto in compagnia dei narcisi e dei tulipani.
Poi era la volta della camomilla, i cui teneri capolini, raccolti insieme alla melissa, alla menta, alla malva e ai fiori del tiglio, diffondevano il loro aroma quando venivano messi ad essiccare nel luogo più asciutto e ventilato della casa contadina. I vivaci colori delle zinnie, delle flox, dei cosmos, dei garofani dei poeti e del nasturzio ornavano per tutta l’estate l’orto-giardino, passando poi il testimone alle coloratissime dalie e agli astri. La ricca fioritura dei settembrini chiudeva, in autunno, le stagioni dell’orto, riservando alle api un’ultima preziosa riserva invernale di nettare.
Era un luogo, l’orto-giardino, dove la cura di esperte e premurose mani femminili trasformava la terra in un arcobaleno di fragranze floreali; ma era pure un rifugio del cuore, dove poter raccogliere in qualsiasi momento il fiore più fresco, quale pensiero intimo e domestico da portare al cimitero sulla tomba dei propri cari defunti.