Ma dove finiscono le stelle cadenti?

Alva che rubò le stelle racconta dove vanno a finire le stelle cadenti quando cadono

Sembra la rivisitazione di un’antica leggenda, una di quelle che spiegano con figure, metafore e immaginazione i vari fenomeni naturali. In realtà è una storia tutta nuova nata dalla fantasia di Marino Amodio e Vincenzo del Vecchio. Il suo titolo, Alva che rubò le stelle (Gallucci; età +6), offre già una prima indicazione riguardo ciò che racconta.

Tutti una volta o l’altra si sono chiesti dove vanno a finire le stelle quando cadono. Alva lo sa e la sua vicenda ce lo racconta. Alva è un uomo che gira di città in città, di paese in paese in compagnia di due orse ammaestrate per far conoscere e vendere la sua incredibile invenzione. Il suo arrivo nelle piazze principali dei borghi che visita è annunciato dal bagliore che emana il suo enorme carro scintillante ornato da grandi luminarie. Il suo apparire in quest’ultima città, dove si parla molto di sconfiggere il buio, è preparato dall’orsetta Calliope che tappezza i muri con poster e locandine per invitare la gente a comprare una stella.

Una volta arrivato, il venditore ambulante racconta al pubblico come da giovane sia riuscito a intrappolare le stelle in piccoli barattoli che adesso vende di città in città. E così, mentre i borghi si popolano di modernissime lampadine, il cielo diventa sempre più vuoto e buio… Ecco dunque svelato il mistero delle stelle che cadono. Questo originale albo illustrato è caratterizzato da una sorprendente cura sia di testo che di immagini.

Una narrazione chiara ed essenziale a cavallo tra prosa e poesia con un alone di magia sottolineato dall’interpretazione artistica delle grandi illustrazioni. Immagini che riproducono atmosfere oniriche, pur rimanendo concrete e plastiche, quasi tangibili, per una storia che parla di sogni, di desideri, di buio e di luce, di speranza e di delusione. Una riflessione piena di stupore e meraviglia sul conflitto tra sogno e realtà, ma, soprattutto, tra natura e progresso e su ciò che l’uomo è disposto a sacrificare in nome delle comodità. Un’interpretazione molto personale, e senza alcun giudizio, di un tema sul quale non ci si sofferma mai abbastanza.

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