“Mai raramente a volte sempre”, i 17 anni di Autumn

Una scena di Mai raramente a volte sempre

Mai raramente a volte sempre“, il film scritto e diretto da Eliza Hittman, regista newyorkese al suo terzo lungometraggio dopo It Felt Like Love (2013) e Beach Rats (2017), è il primo ad arrivare in Europa dove, lo scorso anno, si è aggiudicato l’Orso d’argento al Festival di Berlino, ed è appena uscito in dvd per Universal.

È la storia tanto prosaica quanto dolorosa di un aborto. Dovrebbe essere la storia di Autumn, diciassettenne della Pennsylvania rurale, ma di questa ragazza che si è ritrovata incinta non sappiamo niente, se non che va ancora a scuola e nel pomeriggio fa la cassiera in un supermarket insieme alla cugina, sua coetanea, e che canta. Ha madre e padre, e due sorelle piccole, ma non si confida con i genitori. Sembra abituata a gestire da sola le sue cose e a tenere tutto dentro, soprattutto le mortificazioni. Così, visto che la gravidanza è troppo avanzata per abortire a casa, si recherà a New York, con il supporto della cugina e il programma di abortire in giornata, andata-ritorno. Le cose però non saranno così semplici.

La regista si limita a tallonare le due ragazze nel loro viaggio tanto realistico quanto incredibile, determinato e assolutamente smarrito, senza un punto di appoggio, tra metropolitane e sale gioco per passare la notte in attesa dell’intervento; di dolore negato fino alla fine ma vissuto in modo da avere già condizionata la vita, per gli anni a venire. E non sembra esserci nessuno in grado di entrare in dialogo autentico con la ragazza; non il personale volenteroso ma superficiale della sua cittadina, non la psicologa del centro newyorchese che sottopone a Autumn il questionario statistico sulla vita sessuale a cui lei deve rispondere in modo anonimo scegliendo una delle 4 opzioni del titolo: mai, raramente, a volte, sempre.

Scopriamo così che ha iniziato ad avere rapporti sessuali a 14 anni ed è già al sesto partner e ha praticato ogni forma di rapporto. Ma quando arrivano le domande se è mai stata costretta e se le sono stati imposti rapporti senza protezione, Autumn ammutolisce e la maschera si incrina lasciando intravedere il dolore che c’è dietro. Però Autumn non parla e la psicologa non procede oltre, il resto lo lasciamo vedere a chi vorrà guardare il film.

Girato benissimo, interpretato anche meglio da due giovanissime che dicono non dicendo quasi niente, costruito sulla base delle informazioni e della collaborazione fornita da Planned Parenthood, la più grande organizzazione di aborti degli States, al centro del mirino dei movimenti pro-life che recentemente hanno denunciato uno scandalo sul traffico di feti che rischia di farla saltare, Mai raramente a volte sempre lascia nello spettatore molte domande. La principale riguarda la falsa libertà di questi millennials che praticano sesso in modo insensato, incosciente e alla fine (o forse all’inizio) coatto. Fuori da ogni processo e da ogni accompagnamento di maturazione psico-affettiva. Dentro famiglie che, dal lato materno, evidentemente non hanno nulla da comunicare alle figlie e, da quello paterno, hanno forse responsabilità che il racconto lascia solo sospettare. Ancora nel 2020.

Per un pubblico adulto e approfondimenti sul tema adolescenza, sessualità e vita.

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