Marzemino grigio

Si sentono bisbigli e risatine mentre sullo schermo passano le prime immagini di Vinodentro. E’ uno strano effetto ritrovare sul grande schermo scorci ed ambiti che ben conosciamo: la pizzeria davanti a cui passiamo tutti i giorni, il bar che frequentiamo, il vicolo sotto casa e Piazza Duomo. Forse così normale per noi, eppure così maestosa, aff, lunedì 15 settembre, ascinante nella prima scena del film. Non ci siamo abituati, noi trentini, a veder raccontare il nostro mondo così, come un bell'angolo d’Italia senza gli stereotipi di montanari arretrati che spesso ci accompagnano.

In questo Vinodentro centra un punto importante a suo favore. Nel film c’è una bella città e un territorio con una vocazione vitivinicola che guarda alla cultura del vino, del buon bere. Alla storia e alla tradizione che ogni bottiglia porta con sé. E’ un Trentino culturalmente elevato quello che fa da sfondo alla vicenda, con tanto di concorsi vinicoli Vinodentro centra un punto importante a suo favore. Nel film c’è una bella città e un territorio con una vocazione vitivinicola che guarda alla cultura del vino, del buon bere che si svolgono sotto la cupola del Mart.

Il film diretto da Ferdinando Vicentini Orgnani (Ilaria Alpi Il più crudele dei giorni) è una commedia noir. Genere insolito, particolare. Giovanni Cuttin (Vincenzo Amato), ex impiegato di banca, ora universalmente riconosciuto tra i massimi esperti di vini, viene accusato dell’omicidio della moglie Adele (Giovanna Mezzogiorno). In un lungo colloquio con l’ispettore di polizia (Pietro Sermonti) ripercorrerà gli ultimi 3 anni della sua vita, partendo dall’assaggio del primo bicchiere di vino. Una storia onirica e surreale, raccontata attraverso l’alternarsi di diversi piani temporali e un soggetto classico: l’incontro col diavolo. La tentazione. Elemento immancabile quando una passione prende il sopravvento e diventa ossessione.

Il primo bicchiere è un marzemino, bevuto alla Casa del Vino della Vallagarina con un misterioso Professore, il "diavolo tentatore” cui Giovanni venderà l’anima. Da lì sarà un susseguirsi di eventi che sconvolgeranno la sua vita tranquilla.

Il tutto è un pretesto per parlare del vino. Ogni episodio, Vinodentro centra un punto importante a suo favore. Nel film c’è una bella città e un territorio con una vocazione vitivinicola che guarda alla cultura del vino, del buon bere ogni aneddoto è funzionale alla descrizione di un diverso vino: Marzemino, Teroldego, Nosiola, Pinot Grigio, Muller Thurgau, lo spumante Ferrari ovviamente, e molti altri. Tutti rigorosamente trentini. Citati con tanto di cantine produttive e descritti con il linguaggio dei sommelier.

Il lungo faccia a faccia tra i due protagonisti non scorre fluido. Il protagonista non cambia registro e l’impiegato di banca resta piuttosto grigio anche quando dovrebbe essere in preda ad una passione incontrollabile. E alla fine chi ha ucciso Adele? Lo possiamo solo intuire. Il lento confronto non dà risposte. Ma non conta. Il Professore ha incontrato la sua prossima vittima…

Al riaccendersi delle luci in sala le risatine iniziali lasciano spazi a commenti vari. I più in verità perplessi. La pellicola racconta Trento, il Trentino e i suoi prodotti. Ma la commedia noir non è di così facile approccio.

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