Miele fermentato

MIELE FERMENTATO. Un lettore e apicoltore della Vallagarina chiede come mai, durante l’autunno/inverno 2016, alcuni vasetti di miele prodotti in quella stessa annata, hanno fermentato, trasbordando fuori dal coperchio, cosa che non era mai successa.La risposta al nostro lettore, che peraltro dice che il fenomeno ha interessato una piccola percentuale del miele prodotto, è complessa. Secondo l’esperto che abbiamo interpellato è causata dalla non perfetta tenuta ermetica dei coperchi dei vasetti che hanno fatto fermentare, grazie a aria e umidità, il fruttosio. Lo stoccaggio del miele invasettato limpido e prima che inizi la cristallizzazione è una fase importante in quanto una elevata temperatura, un’esposizione al sole o altre operazioni errate possono compromettere la qualità, il sapore ed anche la commestibilità del prodotto. Grazie alle qualità di antibatterico naturale, il miele è un alimento che gode di una lunga conservazione. Sono però possibili alcune alterazioni dovute principalmente a umidità, luce e calore. L’umidità favorisce la fermentazione. La temperatura invece influenza direttamente l’aroma e i principi nutritivi: mentre al di sotto dei 10 °C è trascurabile (anzi, le temperature sotto lo zero evitano la cristallizzazione). Analogo discorso vale per la luce diretta, quindi è opportuno conservare il miele in recipienti scuri o al chiuso. Inoltre, essendo igroscopico il miele tende ad assorbire l’umidità e gli odori dell’ambiente, quindi i contenitori dovrebbero essere a chiusura ermetica. La degradazione dello zucchero fruttosio, col tempo o a causa di un trattamento termico, genera idrosimetilfurfurale (HMF). Dato che l’HMF è praticamente assente nei mieli freschi. E’ un indicatore delle buona conservazione e del tipo di lavorazione del miele. Il limite imposto dalla legge italiana però non deve superare i 40 mg/kg. Va detto tuttavia che il miele naturale, se conservato in ambiente sigillato, può durare praticamente per millenni. Basti ricordare che in una tomba egizia fu rinvenuto un barattolo di miele vecchio di 3300 anni ancora ben conservato.

ROSE RIFIORENTI. Le rose rifiorenti normalmente dopo un periodo di riposo dalla prima fioritura che si verifica verso il periodo più caldo dell’anno (inizio luglio) riprendono la fioritura. Essa avviene dalle gemme laterali dei rami che hanno portato fiori sommitali. Per favorire l’emissione di getti e fiori si consiglia di eseguire una potatura che asporti tutti gli apici che hanno già fiorito. tagliare al di sopra di una gemma dei getti più forti che deve essere rivolta verso l’esterno dei cespugli. Nell’occasione è bene togliere con tagli netti anche tutti i polloni, vale adire le formazioni che si sono sviluppate sul selvatico cioè sotto il punto di innesto. Sono facilmente visibili per la posizione, ma anche per ché sono filanti e con corteccia liscia e verde chiaro. I “polloni” differiscono dai cosiddetti “getti gentili” che sviluppano sulla parte al di sopra del’innesto. Per le rose non rifiorenti si consiglia di evitare la formazione del frutto per evitare la dispersione di energie e quindi di fiori sempre più piccoli con pochi petali e steli molto corti. Il tutto si evita eseguendo una potatura estiva.

RECINZIONE VERDE. Per la delimitazione di confini tra giardini contigui si può ricorrere alla recinzione con muretti o recinzioni diverse, quali steccati o reti sostenute da paletti di legno o metallo. In commercio ne esistono di diverse forme e altezze. Ma se si vuole vedere verde basta ricorrere alla piantagione di alberelli o arbusti. Tra i consigliati nei nostri ambienti troviamo il lauro, l’ibisco, il ligustro, ma anche l’oleandro o la forsizia. Va bene anche il bambù, ma la pianta è spesso invasiva in quanto si propaga rapidamente e cresce troppo in altezza. Tenere presente che le siepi devono essere piantate a distanza di almeno 50 centimetri dalla linea di confine e curate affinché non invadano con la loro vegetazione il suolo altrui.

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