Nomi, all’ombra di due castelli viti e frutta

Sul finire del 1100 Nomi era denominato Nomium e poi Numium, ma nel 1510 lo si trova come dosso Numi super quo erat castrum ad indicare la rupe dove sorgeva il castello distrutto dai veneziani nel 1508. Il toponimo riflette il gentilizio latino Nummius.

Sul colle di S. Pietro esisteva un castelliere fin dall’età della pietra. Conserva ancora oggi due castelli: uno sulla rupe, oggi ridotto a ruderi e parte della cinta muraria, e l’altro in paese chiamato Palazzo vecchio nella cui torre cilindrica a tre piani durante la guerra dei contadini (guerra rustica) del 1525 venne arso vivo Pietro Busio, signore del maniero.

Nel 1266 Nomi era dei Castelbarco per poi diventare dei Lodron di Castelnuovo di Noarna e quindi dei Castelletti-Busio, signori milanesi.

L’economia poggia saldamente sulla viticoltura pregiata, affiancata ultimamente dalla frutticoltura e arricchita ulteriormente dall’ industria meccanica e dall’artigianato. Centro del paese è Piazza del Popolo, con il municipio e la chiesa della Madonna della Consolazione col suo campanile isolato.

Lo stemma adottato in epoca recente (1989) deriva da un simbolo della tradizione. Su campo rosso reca in argento un fiore con un lungo stelo e a sei petali (una stella alpina, per gli esperti di araldica; un giglio, per la gente comune). Gli ornamenti sono quelli di Comune con fronde legate da un nodo rosso e argento.

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