Non abbiamo bisogno di “superdisabili”

Non mollare mai. Anzi, cercare di rialzarsi sempre, sapendo anche chiedere aiuto alla famiglia e agli amici, nonostante gli urti inaspettati che la vita a ciascuno può riservare. Questo è il messaggio più importante trasmesso dal film tv Rinascere, per noi e per il nuotatore paralimpico Manuel Bortuzzo che vuole partecipare ai Giochi di Parigi 2024.

Rinascere (diretto da Umberto Marino, coprodotto da Rai Fiction e Moviheart e trasmesso lunedì 9 maggio in prima serata su Rai 1) parte dal drammatico fatto di cronaca che suo malgrado ha dato fama a Manuel.

Tutto inizia il 2 febbraio 2019, quando il campione di nuoto rimane vittima innocente e inconsapevole di un regolamento di conti fra delinquenti, mentre trascorre una serata con Martina, la fidanzata di allora. Due colpi di pistola indirizzati alla persona sbagliata. Non era lui il bersaglio. La corsa in ospedale e la diagnosi: lesione midollare completa.

Per Manuel, all’inizio, l’incidente è un duro colpo. Il giovane finisce su una sedia a rotelle. La sua carriera sembra finita e il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokio 2020 svanito per sempre. Nei primi momenti, quando è solo, il ragazzo piange arrabbiato, allontana tutti da sé, inclusa Martina. All’inizio Manuel (interpretato da Giancarlo Commare) accetta solo il sostegno di papà Franco (interpretato con intensità da Alessio Boni) e di Alfonso, un amico super esperto di guida in carrozzina, che Manuel incontra nel centro di neuroriabilitazione.

Il film Rinascere, tratto dall’omonimo libro, scritto da Manuel Bortuzzo per Rizzoli, ha meritato la prima serata. Perché racconta una storia di vita vissuta e dà speranza a tante persone. Con l’unico limite di trasformare involontariamente il protagonista in un “superdisabile”. Così come può accadere a chi viene reso celebre dalla tv o dal cinema per i propri indubbi meriti. Infatti i “superdisabili” sono certamente persone con disabilità portatrici di valori positivi, esempi di vita per gli altri. Tuttavia, a causa della sovra esposizione mediatica a cui vengono sottoposti, rischiano involontariamente di oscurare l’uguale valore di altre persone disabili comuni: persone con disabilità, non famose, che pur essendo impegnate quotidianamente forse hanno storie di vita meno “fiabesche” da raccontare e per questo non hanno spazio sullo schermo, come mostrano Mauro Ferrazzoli, Francesca Gorini e Francesco Pieri, nel saggio Il superdisabile. Analisi di uno stereotipo, edito da Luce Edizioni.
Tuttavia non mancano i buoni esempi di programmi dove le persone con disabilità non appaiono come “superdisabili”: ad esempio, Hotel a 6 Stelle, docureality trasmesso su Rai 3 tra il 2014 e il 2015 che racconta l’esperienza di tirocinio di sei ragazzi e ragazze con sindrome di Down in un albergo di lusso, o gli sport paralimpici, che andrebbero proposti in tv più spesso invece che ogni quattro anni in occasione delle Paralimpiadi. Proprio sulle Paralimpiadi, lunedì 16 maggio su Rai 1 è andato in onda, in prima serata, A Muso duro, film tv che vede il noto attore Flavio Insinna vestire i panni di Antonio Maglio, medico e dirigente dell’Inail che a Roma nel 1960 riesce a far disputare i primi Giochi Paralimpici della storia, con atleti provenienti da 23 nazioni.

I programmi citati si possono rivedere su Rai Play (eccetto Hotel a 6 Stelle, disponibile nella sezione dedicata del portale www.rai.it).

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina