Non estirpate la zizzania

I lettura: Sapienza 12,13.16-19;

II lettura: Romani 8,26-27;

Vangelo: Matteo 13,24-30

Giardinieri, ortolani, agricoltori, sanno bene che uno dei lavori da mettere in preventivo dopo che si è seminato consiste nel tener libero il campo dalle erbacce. Crescono spontanee, non occorre affatto seminarle; e vengono su rigogliose di solito, tanto da ostacolare la crescita di quel buon seme che è stato gettato nella terra perché dia frutto. Ecco perché l’agricoltore, più di una volta, deve entrare nel campo, piegarsi, ed estirpare le erbacce. No, non c’è nessun agricoltore che ragioni come l’uomo di cui parla Gesù nel vangelo della prossima domenica. D’altronde, in tutte le parabole che ci racconta c’è sempre un elemento strano, un particolare che non quadra con il nostro buon senso (del resto, ci parla del Regno di Dio: che Regno sarebbe se seguisse la stessa logica delle potenze di questo mondo?).

La zizzania è una pianta che cresce rigogliosa spontaneamente; figuriamoci poi se viene addirittura seminata. Ma perché il padrone del campo impedisce ai servi di estirparla? Ecco la ragione: c’è il rischio di sradicare anche il grano buono. Meglio attendere la mietitura: allora apparirà chiaro cosa è zizzania e cosa è grano buono. In questo intervallo tra semina e mietitura c’è tutta la storia di questo mondo, anche le storie personali di noi che lo abitiamo.

Che ci sia del buon grano che sta crescendo è fuori discussione; lo diciamo spesso anche noi: sì, c’è anche del bene a questo mondo, ci sono ancora delle brave persone per fortuna… Il Vangelo, che ci dà gli occhi per vedere in profondità e le parole per dire quello che vediamo, chiama tutto questo “Regno di Dio”: l’ha seminato Gesù nella nostra terra, e continua a seminarlo nei cuori di tanti uomini e donne anche ai nostri giorni. Loro stessi, a volte, non lo sanno: sono terra buona, basta questo al Signore per seminare il suo Regno anche nella terra della loro vita. E poi germoglia, cresce… Certo, nessun seme che cresce fa rumore (fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce!). Cresce in modo impercettibile così come tutto ciò che è vivo.

Certo, c’è anche zizzania. Che è tutto l’opposto del Regno di Dio, tutto il contrario del vangelo: l’arte della menzogna, della falsità, l’interesse egoistico, il sopruso, il materialismo che vive di consumismo: è fatta di tante specie e sottospecie la zizzania. E chi sono i servi che vorrebbero estirparla? Quei credenti che si lamentano con Dio e dicono: Signore, perché lasci che ai delinquenti vada tutto bene? Perché non li togli di mezzo una volta per tutte? Lasci trionfare l’ingiustizia, l’illegalità, l’ipocrisia: ma ti sembra giusto? “Vuoi che andiamo ad estirparla, Signore?”. E senza attendere la risposta, non di rado i cristiani hanno cercato – con crociate di vario genere – di estirpare la zizzania: non ci sono mai riusciti. Alcuni ci provano anche al giorno d’oggi: non ci riusciranno nemmeno loro. Certo, non è gratificante dover convivere con la zizzania. A volte è perfino sfacciata, strafottente; può adoperare metodi e strumenti così astuti e sporchi, che noi – per coerenza – non ci possiamo permettere. Spesso il buon grano è proprio messo a dura prova. Penso, ad esempio, alle minoranze cristiane che vivono in certi Paesi ove regna il fondamentalismo islamico. Ma penso anche a quei cristiani (donne e uomini) che, proprio perché cristiani, nell’ambiente di lavoro sono bersaglio di un continuo stillicidio da parte di colleghi: cose che non succedono in Paesi islamici, ma nelle nostre città, nella nostra Europa. Eh sì, convivere con certa zizzania è un martirio fuori e fuori. Del resto, Dio nostro Padre è il Dio della pazienza. Perché ha così tanta pazienza? Si può rispondere con un’altra domanda: chi ci assicura che noi siamo proprio grano buono e che zizzania siano tutti gli altri? Forse è più realistico riconoscere che anche nella terra della nostra vita crescono e l’una e l’altro. Noi viviamo nella stagione tra la semina e la mietitura: la stagione della maturazione. In questa stagione può avvenire di tutto nel campo di Dio: può accadere – come era solito ripetere S. Agostino – che il grano buono si corrompa e diventi zizzania, e che la zizzania invece si trasformi e diventi grano buono. Sì anche questo può accadere in quel lasso di tempo che è la storia. Ecco perché Dio ha pazienza. “Lasciate che zizzania e grano crescano insieme fino alla mietitura”. Quindi, piuttosto che di estirpare la zizzania attorno a noi, preoccupiamoci di essere grano buono e di restare tale fino al momento della mietitura.

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