Non volgerti indietro

1 Re 19, 16. 19-21

Sal 15

Gal 5, 1.13-18

Lc 9, 51-62

Ho paura del dissenso o riesco a pensare che nella diversità delle idee può manifestarsi più chiaramente il progetto di Gesù? Le nostra Chiesa si impegna a camminare verso il futuro o è ancora dipendente dal passato?

Riprendiamo con questa domenica la lettura del Vangelo di Luca, in un vero e proprio snodo, un crocevia che segna una svolta nella vita terrena di Gesù, così come ce la racconta il terzo evangelista. Gesù prende una decisione ferma e irremovibile; non è semplicemente spostarsi dalla Galilea, regione settentrionale della Palestina, alla meridionale Giudea.

Si tratta di una scelta di orientamento: da questo momento in poi Gesù sarà proteso verso la sua morte e la sua glorificazione. E durante il cammino avvengono degli incontri, che vogliono invitarci «ad uscire allo scoperto, a esplorare di nuovo, a non accontentarci di ciò che si è già sperimentato». Il Vangelo d’ora in poi non sarà solo una parola da ascoltare, ma anche una via da seguire, una strada da percorrere dietro a Gesù. E’ su questo sfondo del viaggio, che un gruppo di Samaritani rifiuta di accoglierlo. I Samaritani sono gli esclusi di Israele e adesso, a loro volta, escludono Gesù. Allora Giacomo e Giovanni, che avevano chiesto i primi posti (cf. Mt. 20,21) ed erano stati testimoni della trasfigurazione sul Tabor (Lc. 9, 28 – 36) chiedono la vendetta: «Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?» (Lc. 9,54). Ancora una volta viene a galla quella che è l’estrema tentazione dei discepoli, quella di imporre la verità con la forza.

È una tentazione sempre attuale: difendere Gesù con i roghi, esportare valori e democrazia con la guerra o con il terrorismo. Ma Gesù «si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.» (Lc. 9, 55 – 56).

Gesù non si arrende davanti a quella che sembra una sconfitta e il suo insegnamento ancora una volta è chiaro: prima di tutto vengono le persone; quegli eretici di Samaritani vengono prima della verità e vanno quindi rispettati nella loro scelta. Nei tre verbi usati da Luca (voltarsi, rimproverare, avviarsi) c’è il rifiuto di ogni violenza, il rispetto totale per la libertà di ciascuno e una fiducia indomabile. Se in una casa non ti accolgono, c’è sempre un’altra porta a cui bussare!

Proseguendo nel suo viaggio Gesù incontra un tale, che dimostra grande entusiasmo: «Ti seguirò ovunque tu vada». (Lc. 9,57) Qui, secondo me, si chiarisce bene il senso della fede e dell’appartenenza a Gesù.

Una persona, che aveva fatto un pellegrinaggio, mi confidava che solo lì aveva trovato serenità. Ma non è questa una fede consolatoria? Non c’è qui il rischio di credere in Dio per essere consolati e vivere una vita tranquilla? (È un pensiero largamente diffuso e insidioso.)

Gesù dice una cosa diversa: chi lo vuol seguire dovrà abbracciare una vita che presenta momenti di conflittualità, pericolosa perché non avrà dove posare il capo. Con Gesù occorrerà affrontare il dissenso e l’opposizione, combattere le disuguaglianze, modificare certe leggi e comportamenti, sradicare il clericalismo….

Poi Gesù incontra un altro che lo vuole seguire, ma dopo aver messo a posto qualche cosa rimasta irrisolta. Gesù gli dice che chi annuncia il Regno di Dio non deve attardarsi nel passato, ma camminare verso il futuro. Il discepolo di Gesù non è chiamato a ripetere il passato, a fare il già fatto, deve invece guardare a quello che c’è da fare. Senza paura della novità. Infine Gesù incontra un'altro che prima di mettersi al suo seguito, vorrebbe congedarsi da quelli di casa. Gesù gli ricorda che se uno «si volge indietro non è adatto al Regno di Dio» (Lc.9, 62) E’ nella fatica, cioè, che nascono le nuove idee ed è dentro i contrasti che si impara a cambiare il modo di pensare e di vivere.

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