Orti familiari, è tempo di rimboccarsi le maniche

Un inverno mite e avaro di precipitazioni ci consegnerà a breve un terreno “in tempera”, pronto da lavorare

Un inverno piuttosto mite e particolarmente avaro di precipitazioni ci consegnerà a breve un terreno “in tempera”, pronto da lavorare. Inizia la preparazione degli orti familiari… pronti via, comincia un altro giro di giostra.

In termini tecnici si parla della preparazione del “letto” di semina o di trapianto: comporta una lavorazione del terreno tramite vangatura, asportazione di eventuali residui vegetali, incorporazione del concime e sminuzzamento della superficie.

D’ora in poi sarà un susseguirsi di scelte tecniche che ogni ortolano metterà in pratica attraverso lo scorrere delle stagioni.

Ma esiste un manuale di tecniche di coltivazione dell’orto completo, esaustivo e condiviso da tutti?

Certamente no. Coltivare un fazzoletto di terra è un’esperienza personale a tutto tondo, non generalizzabile. Dal momento in cui lavoriamo il terreno e mettiamo a dimora una pianta di ortaggio iniziamo un percorso fatto di continue scelte tecniche e colturali che dovranno necessariamente fare i conti con la conoscenza e l’osservazione del ciclo vegetativo e delle esigenze delle piante. Ma ciò che fa diventare particolarmente viva questa esperienza è il dover interpretare e dare risposte alle variabili che la natura ci riserva: ad ogni nostra azione corrisponde infatti una reazione naturale nelle piante che coltiviamo.

E l’elenco delle nostre scelte è lunghissimo, ne porto qualche esempio: concimazione minerale od organica, irrigazione o aridocultura, pacciamatura del terreno oppure lavorazioni, controllo delle malattie e parassiti con prodotti di sintesi oppure naturali, cadenza delle semine e trapianti, utilizzo o meno delle rotazioni e consociazioni, squadratura perfetta degli spazi o distribuzione creativa delle piantine.

E così avanti all’infinito… e questo è il bello degli orti familiari. Non c’è una regola, ma ci sono una infinità di esperienze creative in cui donne e uomini provano a fare gli agricoltori, tutti accomunati da un esercizio di pazienza e rapporto intimo con la natura.

Sì, perché l’orto è bello così, come lo desideriamo… è un qualcosa di nostro… non preoccupiamoci del parere del vicino, o degli sfottò dei familiari, o delle ansie da prestazione che assillano la nostra società contemporanea.

Non dimentichiamo che la luna vigila sui nostri orti: sì, la luna. I nostri avi l’hanno osservata a lungo, ne hanno ipotizzato le influenze sui cicli delle piante e degli animali. È una tradizione antica, dalle radici profonde, che nemmeno la modernità ha saputo cancellare. Non è scientificamente provato, alcuni ci credono altri no, ma non dividiamoci su questo argomento.
Lavoriamo la terra sereni e volgiamo ogni tanto gli occhi al cielo, la placida luna osserva i nostri orti e sorride dall’alto.

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