Otto anni fa in San Pietro la “firma” di Francesco

Il primo saluto di papa Francesco nella serata del 13 marzo 2013 (foto Gianni Zotta)

Quella pioggia battente, il gabbiano che volteggia attorno al comignolo di San Pietro, la sorpresa di un Papa latinoamericano che si fa benedire dai suoi fedeli, inchinandosi davanti a loro. Nel ricordare quella sera del 13 marzo in piazza San Pietro – insieme al fotografo Gianni Zotta, appostato con pazienza appena sotto la loggia delle Benedizioni, teleobiettivo puntato per lunghe ore – tornano alcune voci indelebili, come il pronostico il giorno prima sulla bocca di un francescano brasiliano (“Sarà un Papa che s’ispira nel nome al poverello di Assisi”) e la certezza poche ore dopo di un fedele argentino che conosceva bene Jorge Maria Bergoglio: “Porterà la Chiesa dalla parte dei poveri, vedrete”.

Assieme al tremore timido del primo gesto di saluto, restano le parole pronunciate a braccio nel primo discorso, che è stato una “firma” dell’uomo, della sua Chiesa e di quello che dovrà essere il cristianesimo dei prossimi anni. Alla piazza che urlava per lui, si rivolse con un semplice saluto,  “buonasera”,  al quale poi ci abitueremo. E quando attaccò “Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati prenderlo quasi alla fine del mondo”, scoppiò un applauso quasi divertito dei fedeli, ripetuto quando il Papa ha ricordato subito  “il vescovo emerito” Benedetto XVI e ha invitato i presenti a unirsi nella preghiera più familiare:  un Padre Nostro, un’Ave Maria e un Gloria”. Sottolineò poi  il suo ruolo di vescovo di Roma, rivolgendosi  ai fedeli della sua diocesi “che è quella che presiede nella carità tutte le diocesi”. Poi l’invocazione: “Prima che il vescovo benedica il popolo vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica”. Non dimentichiamo quel silenzio irreale che sembrò  chiamare a raccolta il mondo, quando il Papa s’inchinò nel gesto di chi riceve la benedizione. E aggiunse  l’invito “pregate per me” che ha poi ripetuto per altri otto anni, fino all’Angelus di questa domenica.

Alle sorprese di quella sera di otto anni fa, molte altre ne sono seguite in questi anni, tanto che il titolo della nostra edizione speciale di allora conserva oggi il valore di un ringraziamento: “Benedetto Francesco”.

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