Panchià, adagiato su due sponde

Nella parlata locale si dice Pancià, dal latino paniculatus a sua volta originato da panicum, cioè “pianta o campo di panico”. Anticamente formava con Ziano di Fiemme un maso della Regola di Tesero, dalla quale si staccò nel 1780. Divenne comune autonomo nel 1947.

L’industria, l’artigianato, il commercio del legname e l’allevamento del bestiame col turismo sono le risorse preminenti dell’economia locale. Prospera l’artigianato del legno.

Il centro storico è caratterizzato da edifici settecenteschi con portali in pietra e cornici, androni e ballatoi in legno. L’abitato degrada verso il torrente Avisio sul quale si trova il ponte coperto, in legno, restaurato nel 1923 e tuttora ben conservato.

Il territorio comunale abbraccia le due sponde della valle: a nord i ripidi fianchi del monte Agnello e il gruppo del Cornon, a sud la catena del Lagorai. La parrocchiale è menzionata già nel 1190 ed è dedicata a S. Valentino.

Lo stemma adottato nel luglio del 1984 allude alle caratteristiche del territorio. In alto reca tre monti d’argento su campo azzurro. In basso una banda ondulata d’argento separa due campi, verde e rosso; su tutto campeggia una pianta fruttata di miglio, in oro.

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