“Poco di tanto”, deludente operazione nostalgia

Il comico Maurizio Battista

Un bizzarro titolo “Poco di tanto” è stato posto a un appuntamento in tre puntate che Rai 2 manda in onda in prima serata in diretta concorrenza con la seguitissima fiction “Vivi e lascia vivere”, in palinsesto sul primo canale della tv di Stato.
La nuova trasmissione ha come tema la rivisitazione degli anni ’60, ’70 e ’80 del secolo scorso. Un programma, dunque, di ricordi, che per le recenti esigenze sanitarie si è dovuto pesantemente ridimensionare, tanto che l’unico personaggio davanti alle telecamere, a parte qualche breve incursione di pochi artisti, è Maurizio Battista, interprete così di un lunghissimo monologo.
Più di un’ora e mezza d’intrattenimento condotto ispezionando un appartamento allestito come se ci trovassimo ancora nel decennio che s’intende presentare e far rivivere. Ogni angolo, ogni locale, ogni suppellettile e allestimento degli ambienti aiuta così a raccontare un’epoca passata con i propri idoli, simboli, ideali e modi di affrontare la vita quotidiana. Infatti gli oggetti posti in quell’appartamento inesorabilmente vuoto dovrebbero, secondo le intenzioni, fornire uno sprazzo di come si viveva negli anni passati. L’operazione pero è deludente. Come comico, Battista non fa ridere e come conduttore verrebbe da dire che fa proprio piangere o, meglio, non è in grado di sostenere il ruolo che gli è stato affidato. Chi ha vissuto in quel tempo fa fatica a ritrovarsi nelle sue parole, nei luoghi comuni già tante volte portati sul piccolo schermo che s’intendono evocare, mentre chi non li ha visti di certo fa fatica a capire lo spirito che animava quegli anni.
È risultata migliore, per raggiungere lo scopo di far conoscere un decennio, la fiction “Raccontami”, o anche, per alcuni versi, “Il Paradiso delle Signore” così come i tanti programmi radiofonici e televisivi di Umberto Broccoli, capace come pochi di dare – con maestria, competenza e brio – anima a cose e situazioni.
Manca al programma di Battista il tono della coralità. I suoi sono solo modesti frammenti di racconti personali non sempre brillanti od originali che stancano. Il ritmo è troppo lento e i filmati di repertorio sono già stati visti più volte in parecchie altre occasioni, e ciò che si propone non ha più il sapore della raccolta inedita.
Il 3,5% circa di share raccolto nella prima puntata, dice tutta la fatica di un programma che non ha spina dorsale. Il titolo, allora, alla luce dei fatti, è davvero azzeccato, riuscendo a proporre solo poco di ciò che invece sono stati quegli anni in termini di vita, cronaca, società, costume, sport e spettacoli.

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