Quando totalità fa rima con felicità…

I lettura: 1Re 17,10-16;

II lettura: Ebrei 9,24-28;

Vangelo: Marco 12,38-44

Era un brutto momento per la gente del Libano, della Siria e della Palestina (oh, non che oggi le situazioni siano migliori, intendiamoci!): ma allora era da tre anni che non pioveva… E si può ben immaginare come si presenta la terra dopo tre anni di siccità: secca, screpolata come se fosse ferita, non cresce più l’erba, le sorgenti si assottigliano o si prosciugano. Ne hanno esperienza certe popolazioni dell’Africa o dell’Amazzonia, dove si distruggono le foreste e avanzano i deserti…

Elia era un uomo di Dio, un profeta: era stato lui a provocare quella triste calamità in tutti quei paesi. Il motivo? Il popolo di Dio aveva voltato le spalle al suo Signore e s’era avviato su una brutta strada. Ora, allorché un figlio s’avvia su una brutta strada, l’unica cosa che un padre può fare è correggerlo, anche con una salutare punizione se necessario (la Bibbia, molto più antica di certi pedagoghi moderni, ragiona così).

Elia o, del resto, si trovò a condividere lui stesso quella calamità che aveva provocato. Stava entrando in una città, allorché vide una povera donna che raccoglieva degli sterpi per portarseli a casa e accendere il fuoco: “Dammi un po’ d’acqua, per favore!” le disse. E mentre quella andava a prenderla le gridò dietro: “Portami anche un pezzo di pane se ce l’hai!”. Ma quella poveretta gli rispose: “Caro il mio profeta, il pane scarseggia… Mi è rimasta solo una manciata di farina: ho raccolto un po’ di legna per cuocerla e fare l’ultimo pane per il mio bambino e per me: lo mangeremo e poi, visto che non abbiamo più niente, ci lasceremo morire…”. Ma Elia le disse: “No, non morirete affatto… Tu va’ a fare il pane e poi danne anche a me, e vedrai che la farina non finirà, e neanche l’olio che hai nell’orcio si esaurirà!”. Così accadde infatti: il profeta rimase ospite in quella povera casa, e fin che durò la carestia ci fu sempre pane da mangiare, olio per condire e tutto il necessario. Il Signore aveva premiato la generosità di quella donna: aveva rischiato di dare all’uomo di Dio tutto quello che aveva, ma Dio – a cui quell’uomo apparteneva – non si lascia mai superare in generosità. Largheggia sempre con quelli che danno tutto, anzi, è proprio questa totalità nel donare che gli consente di contraccambiare in maniera sovrabbondante, senza misura.

Un giorno, là davanti al tempio di Gerusalemme, Gesù osservava la gente che gettava le offerte nel “tesoro”: era una grande cavità a forma d’imbuto, non si poteva non vedere quello che le persone vi gettavano. Vi erano ricchi che facevano offerte molto consistenti, e non di rado con una certa ostentazione.

Gesù ne era al corrente ma non li guardava con troppa attenzione, non gli interessavano. Invece osservò una donna povera, vedova, preoccupata di non farsi notare perché si vergognava: lei poté gettare nel tesoro solo due spiccioli (come dire: 20 centesimi o poco più). La osservò con attenzione (il Signore infatti vede non solo nel portamonete ma anche nel cuore delle persone), e capì che quella povera donna aveva dato non solo qualcosa, ma tutto: tutto quello che aveva per vivere. Lo disse infatti ai suoi discepoli che stavano lì attorno: “Questa povera donna ha dato più di tutti gli altri!”… Eh, ma figurati! Ma hai visto le banconote che hanno offerto i signori che son passati prima di lei?! Ha dato solo due spiccioli! Gesù, ma tu sai distinguere tra un biglietto di 500 Euro e venti centesimi?

Sì, certo, sa distinguere. Ma quei signori, pur offrendo grosse cifre di denaro, avevano dato del loro superfluo: non erano affatto rimasti al verde, anzi! Quella poveretta invece “ha dato tutto quello che aveva – afferma Gesù, e poi insiste – tutto quella che aveva per vivere!”. Quindi lei ha dato più di tutti gli altri messi assieme! In tal modo, quella povera donna sconosciuta è diventata modello di chi ama davvero Dio di tutto il cuore.

Molti si considerano bravi perché danno qualcosa: del loro denaro, del loro tempo, delle loro competenze o abilità. Poi tuttavia, dopo qualche istante di gratificazione, in fondo al cuore si ritrovano comunque insoddisfatti: perché? Donando poco, si limita in anticipo la generosità di Dio: egli può contraccambiare con poco. E’ solo con chi dà tutto che egli può essere straordinariamente generoso. “Voi che avete dato tutto – diceva Gesù agli apostoli – cento volte tanto riceverete da Dio!”. Se la tua vita è come un palazzo con tante imposte, ma tu ne apri una sola, luce del sole ne entra poca, e tu rimani pressoché al buio. Se invece è una casa piccola e povera, ma tu apri l’unica imposta che ha, il sole entra e la illumina tutta. Insomma, Dio ha altri criteri di valutazione rispetto a noi. Se ho poco, ma quel poco lo do di cuore, egli l’apprezza più che si trattasse di un capitale incalcolabile. Perché mai si comporta così? “Perché tu sia felice” (ricordate? erano le parole della prima lettura della scorsa domenica). “Ama il Signore con tutto il tuo cuore, tutta la tua mente, tutte le tue forze… Perché tu sia felice!”. Infatti, notate: totalità fa rima con generosità, ma soprattutto con felicità.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina