Quella domanda che ancora ci inquieta

Si avvicina la Settimana Santa e l’Associazione Culturale Antonio Rosmini di Trento ha scelto di rappresentare un personaggio laico della Passione: Pilato, il procuratore romano in Palestina; in realtà dal 1961 è più esatto chiamarlo prefetto come sta scritto su una lapide rinvenuta a Cesarea Marittima.

Di lui non parlano soltanto i Vangeli, ma anche testi romani ed ebraici. Tacito, trattando negli Annali dell’incendio di Roma del quale vennero incolpati i cristiani, riferisce che Cristo venne giustiziato da Pilato. Nelle Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio viene delineato un Pilato intransigente nei confronti del popolo giudaico in quanto a Gerusalemme fece appendere i ritratti di Tiberio: in seguito, di fronte alle proteste ebraiche, dovette fare marcia indietro e ritirare le immagini. Volle anche tentare un grande lavoro di pubblica utilità: un acquedotto che avrebbe portato a Gerusalemme acqua pura in abbondanza; ma anche in questa circostanza sorsero proteste perché per pagare i lavori erano stati confiscati una parte dei beni del tempio.

Di tutti questi episodi si riferisce nel recital, ma la parte più interessante riguarda l’indagine sul Galileo. E qui entrano in scena alcuni personaggi presenti nei Vangeli: l’adultera, il giovane ricco, la samaritana, oltre alla voce fuori campo dello stesso Jeshua. In modo più dettagliato viene presentato l’incontro con il Galileo alla Fortezza Antonia con quella domanda, rivolta a Cristo, che rimane senza una risposta: “Che cos’è la verità?”. Pilato, pur convinto, dell’innocenza del Galileo, acconsente a ratificare la proposta di condanna a morte di Jeshua e il suo lavarsi le mani rimane nei secoli
come simbolo di inettitudine, di compromesso politico ed esercizio arbitrario del potere.

Segue il confronto con Maria di Magdala che riferisce il suo incontro con il Risorto e la reazione di Pilato che ritiene tale notizia soltanto frutto dell’amore cieco e appassionato di una donna. Sin qui si tratta di fatti riferiti dai Vangeli; la conclusione invece è una invenzione drammaturgica. Con un salto di 30 anni siamo a Roma, dove sono presenti sia Pilato, ormai congedato da qualsiasi funzione pubblica, e Pietro, incarcerato come seguace del Nazareno. L’ex-prefetto va a visitare l’apostolo per sapere la verità sulla presunta resurrezione, e qui avviene lo scontro fra Pietro che ha fede nella resurrezione e Pilato che la ritiene impossibile.

Il recital si conclude su questa contrapposizione, che è presente anche al nostro tempo fra i cristiani e il mondo laico che nega qualsiasi possibilità di eternarsi dopo la morte. La figura di Pilato rivive all’Associazione Culturale Antonio Rosmini di Via Dordi venerdì 31 marzo alle 17 nella rappresentazione “Che cos’è la verità?”, scritta da Alfonso Masi e dallo stesso interpretata insieme a Ester D’Amato, Beatrice Ricci, Patrick Coser, Alessio Dallacosta, Leonardo Debiasi, Luciano Maino, Fiorenzo Pojer e Michele Tovazzi.

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