Quell’estate 1969 con la nonna astrofisica

Luigi Garlando

“Quando la luna ero io”

Solferino, 2018

249 p. – € 15,00 – E-book € 9,99

Età di lettura: da 10 anni

È l’estate del 1969. A Sant’Elia del Fuoco vivono una nonna che si fa chiamare Rebecca, guida una motocicletta e porta i pantaloni corti, Libera, la sua nipotina e i suoi tre amici Pia, Elia e Sotero. Appassionata di scienza e di spazio, Rebecca cerca di coinvolgere l’intero paesino nell’avventura dello sbarco dell’uomo sulla luna, proponendo di guardare tutti insieme le immagini in televisione. Rebecca, però, è guardata con scetticismo non solo dall’antiscientifico don Fulgenzio, ma anche da tutto il paese. La famiglia di Rebecca, che vive nella tenuta detta La Bruciata, dove si produce vino, dove gli uomini vengono fulminati e dove le donne non sanno morire, è sempre stata guardata con sospetto da tutti. Non è facile, quindi, radunare in piazza la gente davanti allo schermo, soprattutto la sera della processione del santo Patrono. Rebecca non desiste e cerca di far leva sulla nipotina e i suoi amici spiegando loro cosa sta per succedere nello spazio e coinvolgendoli in un gioco che porta i tre maschi a immaginare di essere gli astronauti che conquistano Libera, che, a sua volta, finge di essere la luna. In “Quando io ero la luna” (Ed. Solferino) Luigi Garlando racconta una storia avvincente dal ritmo incalzante, mescolando bene dettagli storici e scientifici a note di costume degli anni ‘60, oltre che a elementi di fantasia. Il risultato è un romanzo da leggere a più livelli, insieme nonni e nipoti: persone che c’erano quando l’uomo è arrivato sulla luna, e perciò ne rivivono il contesto, e altre che vedono solo l’aspetto giocoso e avventuroso di questo fatto epocale. Seppur in gran parte inventata, in questa storia che descrive l’evento che cambiò il posto dell’uomo nel cosmo, si può ben riconoscere ciò che ha ispirato l’autore: Margherita Hack sta chiaramente dietro il personaggio di Rebecca, come i paesini di Puglia o Campania sembrano essere descritti in Sant’Elia del Fuoco, con la loro atmosfera vera come quella dei racconti dei nonni e delle vecchie fotografie.

Una lettura piacevole e un invito per i ragazzi a sollevare gli occhi dai cellulari per cercare la luna, come simbolo di rincorsa di un sogno, andando oltre le differenze e le appartenenze per sognarla insieme.

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