“Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”

Is 42,1-4.6-7;

Sal 28;

At 10,34-38;

Mt 3,13-17

Sono passati pochi giorni dalla festa dell’Epifania, con il suo misterioso splendore, e all’improvviso sembra di essere catapultati in un altro mondo. Il nostro sguardo, estasiato dal fulgore di una stella, sorpreso dalla magnificenza dei tre pellegrini d’Oriente, incuriosito da quei doni preziosi, forieri di significati e di presagi, ora si posa su un giovane uomo, cresciuto “in età, sapienza e grazia”.

Isaia, il profeta che ci ha accompagnati in avvento e in questo tempo di Natale, che oggi volge al termine, lo preannuncia nell’immagine misteriosa del servo del Signore “che non griderà né alzerà il tono… non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta…”.

Il battesimo del Signore, che celebriamo nella liturgia di questa domenica, ci svela il perché della nascita di Gesù salvatore. Egli è venuto per “essere il Signore di tutti”, come ci ricorda san Pietro nella seconda lettura, per pronunciare parole nuove, non più invettive altisonanti pervase da giudizi di condanna, ma melodie che rassicurano l’anima, che ritemprano il nostro essere.

Ognuno di noi si sente come un giunco incrinato dalle prove della vita, dai tanti progetti falliti e da molteplici aspettative vanificate. Nel nostro cuore la tenue fiamma delle nostre speranze è quotidianamente minacciata,fatta mulinare da correnti avverse. Gesù è venuto per liberarci da queste insidie, per strapparci dalle nostre paure e per dirci che ci è vicino.

Si reca al fiume Giordano quel giovane galileo ancora sconosciuto ai più, uomo semplice che si guadagna il pane lavorando come artigiano nella bottega di suo padre, e si confonde fra la folla accorsa da Giovanni. Gente strana, uno spaccato di umanità: neppure tutti sono mossi da un autentico desiderio di cambiare vita, di convertirsi, qualcuno è lì per curiosità, qualcun altro persino per opportunismo.

Il mistero della sua venuta si svela in questo gesto di condivisione: Dio, fatto uomo, prima di entrare nelle acque del Giordano s’immerge nell’umanità. In fila con i peccatori, compie l’inimmaginabile: lui, la perfezione divina, tocca il limite umano, si lascia spingere, quasi urtare da Adamo che si trascina su questa terra contaminata e resa arida dal suo peccato.

Il battesimo di Gesù rivela la sua identità e la sua missione: è la Parola creatrice,che pone in essere quello che dice,inizia il tempo della grazia e del riscatto, della solidarietà di Dio,che prende su di sé la debolezza e il male del mondo.

Giovanni,l’ultimo dei profeti dell’antica alleanza,si schernisce: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”, fatica a capire i tempi nuovi, il perché di quella presenza e di quel gesto solidale.

Finalmente s’immerge nel Giordano, iniziando così il percorso della redenzione che raggiungerà il suo vertice sulla croce. Entra per noi nell’acqua per aprirci un varco,donandoci la possibilità di compiere il nostro esodo, il nostro passaggio: uscire dalla schiavitù del peccato per approdare alla fonte di ogni libertà che è la comunione con Dio.

Uscito dall’acqua, “Ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui”. Lo stesso “Spirito di Dio, che aleggiava sulle acque”all’inizio della creazione, scende su Gesù per alitare nel suo cuore il soffio divino della fedeltà del Padre.

Dio ora non si può più trattenere, deve gridare al mondo chi è il suo Dono d’amore: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”.

Gesù inizia la sua vita pubblica come Figlio di Dio, rivelazione del Padre, venuto sulla terra per fare la sua volontà. Può contare sull’amore divino, che lo avvolge, lo difende e lo renderà forte nell’ora della prova. C’è in lui la consapevolezza di essere l’”orgoglio” e la gioia di suo Padre.

Il battesimo del Signore diventa così l’evento sorprendente che lo consacra come nostro Salvatore e, nel contempo, rivela il nostro destino e la bellezza della vita cristiana.

Dal giorno del nostro battesimo siamo diventati figli di Dio, figli nel Figlio, partecipi di un grande progetto di salvezza, impegnati in prima persona in quel cantiere aperto che è il suo Regno. Anche noi, amati gratuitamente, siamo posti al centro del suo cuore, fatti oggetto delle sue attenzioni paterne. Proprio noi, “canne incrinate, stoppini dalla fiamma smorta”, siamo il vanto di Dio, il suo compiacimento.

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