Questi miei giovani insoddisfatti: che fare?

Far capire che non tutti gli attimi sono uguali e che il tempo può essere riempito anche grazie a un solo evento, a una sola amicizia, a una sola esperienza

Alla ripresa della scuola, ho ritrovato cresciuti i miei alunni di quinta. Mi sono fatto raccontare loro come hanno trascorso le vacanze, abbiamo cercato di confrontarci e valorizzare insieme gli incontri compiuti. In molti di loro ho colto ancora una volta “di tutto un po’”: gli stessi ragazzi passano da esperienze di forte impatto emotivo, anche nel volontariato o all’estero, a scelte trainate da un consumismo di moda. Trovo molte contraddizioni, ma soprattutto mi chiedo come devo interpretarle e soprattutto come aiutarli a mettere un po’ di ordine coerente nella loro vita; a volte mi sembrano indifferenti al domani, a volte angosciati da una ricerca insoddisfatta.

B. S., prof. di religione

Penso che sia una partita persa in partenza cercare di spiegare ai ragazzi che nella vita non si può essere (e non si può fare) tutto e il contrario di tutto. Quello lo impareranno da soli, più tardi. La frammentazione delle idee, delle identità, dei progetti, dei valori, dello stesso tempo che scandisce la quotidianità, è un dato ormai essenziale a questa epoca. È l’età del multitasking, cioè delle attività eseguite contemporaneamente. Fin da piccoli, da infanti, i nostri bambini vengono spinti a praticare tre sport, ad andare a musica, a danza, a scuola, qualcuno a catechismo: tutto sembra uguale, indifferenziato.

Ciò implica, quasi necessariamente, un aumento della fretta che determina sovente pressapochismo, mancanza di riflessione, incapacità di arrivare alla fine e quindi di gustare fino in fondo qualsiasi cosa, sia essa un viaggio, un’intensa esperienza di volontariato, una gita in montagna, una scanzonata serata con gli amici. Tutto viene posto sullo stesso piano. La vacanza come la scuola. Ed ecco l’insoddisfazione.

Si insegue il domani, con indifferenza forse, ma soprattutto, magari senza dirlo apertamente, senza consapevolezza, con una latente angoscia. Occorre riempire la giornata con gli oggetti del consumo e con le molteplici attività imposte dalla moda del moda fiore in fiore.

Risposte semplici non ce ne sono. Forse bisognerebbe far capire che non tutti gli attimi sono uguali e che il tempo può essere riempito anche grazie a un solo evento, a una sola amicizia, a un solo progetto, a una sola esperienza. È il tempo “favorevole” di cui parla in più punti il Nuovo Testamento. Bisogna però non accontentarsi di aver semplicemente assaggiato il piatto, ma invece arrivare a gustarne i particolari, non per abbuffarsi, ma per sfamarsi per davvero. Oggi le canzoni di musica leggera vengono ascoltate, soprattutto dai ragazzi, solo per pochi secondi: arrivare alla fine di tre minuti di brano sembra essere diventata un’impresa ardua. Così però (e anche i suoi studenti concorderanno) non si può capire il valore di una melodia o di un ritmo.

Arrivare alla fine per trovare il fine. Questo potrebbe essere uno slogan interessante da proporre alla discussione. A livello generale credo che il metodo “socratico” sia ancora attuale. È il metodo della domanda e della ricerca continua, aperta e condivisa. Il metodo del dialogo. Mi piacerebbe sapere se questi ragazzi percepiscono di passare tranquillamente “da fiore in fiore” o se credono che sia giusto così. Cosa ripeterebbero e cosa cambierebbero delle loro convulse attività estive? Si sentono insoddisfatti? Come immaginerebbero una giornata ideale?

Sarebbe interessante capire se siamo noi a vederli così, se siamo noi a non capire che cosa loro si aspettano dalla vita (a proposito: scriveteci direttamente voi, lettori giovani di Vita Trentina). Nessun insegnante e nessun educatore può pretendere di “fare ordine” nell’esistenza altrui. Intanto bisogna comprendere se quel presunto disordine, che a noi appare molto evidente, è vissuto come tale. Se va tutto bene così, allora è meglio arrendersi e cambiare argomento. Ma dato che probabilmente così non è e ognuno di noi vorrebbe avere poche esperienze appaganti, senza dover inseguire disperati il tempo, allora si potrebbe cominciare a intavolare un discorso sulle contraddizioni da evitare, sulle priorità da darsi, sulla coerenza da mantenere.

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