ReStart, stile da inchiesta, ma per nottambuli

Annalisa Bruchi conduce “Restart” su Rai2

In tanti considerano i prossimi anni come il tempo della ripartenza per molti Paesi del mondo dopo la pandemia. Restart, approfondimento giornalistico settimanale di Rai 2, si è assunto il compito di raccontare questo periodo volendo indagare i tanti risvolti di una situazione inedita nella storia di parecchi Stati.

Il punto di vista principale è quello che ruota attorno all’aspetto economico-finanziario. Anche il recente conflitto russo-ucraino viene guardato proprio con questa particolare ottica.

In uno studio alquanto essenziale la conduttrice Annalisa Bruchi convoca pochi ospiti che più che cercare il contraddittorio, comunque sempre garantito, in modo garbato e comprensibile, offrono opinioni complementari per meglio conoscere quello che ci si potrà aspettare nei prossimi mesi.

Anche i collegamenti in esterna, di solito alquanto brevi e sobri, mirano a dare informazioni precise, lasciando agli intervenuti in studio il commento.

Ai politici presenti in moltissimi altri salotti televisivi sono preferiti di gran lunga i giornalisti, sia della carta stampata come del piccolo schermo, e selezionati esperti del settore di cui si va parlando.

La conduttrice senese, già al timone di altre trasmissioni in cui si privilegiava l’approfondimento in materie economiche e di futuri scenari mondiali, non trasforma il programma in una rissa, come avviene in molti altri studi televisivi dove si affrontano le medesime tematiche.

Ben preparata, pone le domande giuste ai suoi interlocutori anche se talvolta non ha la pazienza di ascoltarne fino in fondo le risposte per formulare meglio il quesito successivo.

Gli argomenti trattati in questa stagione – dall’emergenza Covid, al caro energia, alla ricaduta in Italia della guerra – sono presentati ai telespettatori in termini chiari e ben delineati, forse a scapito di qualche semplificazione di troppo, ma senza mai scadere nella banalità.

Il taglio specifico della trasmissione mira a guardare sempre al domani con una certa speranza, con la consapevolezza di voler raccontare ora il presente perché sia in grado di porre radici ben fondate per il futuro.

I telespettatori che seguono il programma di seconda serata variano dal 2 al 4%, un risultato in linea con le aspettative.

Il titolo della trasmissione, oltre a essere un bell’auspicio per la nostra nazione, potrebbe anche diventare un interessante augurio per una rinnovata stagione di programmi dove il confronto possa avvenire sulle idee migliori, mettendo da parte ogni parvenza di delegittimazione dell’avversario.

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