Rito antico?

La liturgia nasce non per decreto legge ma dal livello di maturità di fede e di altre maturità. Dove esse mancano…

Ricevo:

Caro padre Livio,

oggi cercando di evitare le Messe con la prima Comunione sono andata in una chiesa dove si celebra col rito antico. A parte alcuni soggetti nei banchi (…), mi ha colpito però il senso del Sacro e del Mistero che il rito trasmette. Un po' come nelle chiese ortodosse o di fronte alle icone russe.

Purtroppo in certe nostre Messe prevale lo stile assemblea di condominio e questo porta a pretendere di capire tutto.

Capire per credere, mentre di fronte all'Infinito, sia pure Abbà Padre è più naturale accettare di non capire sempre tutto.

Torniamo a S. Anselmo d’Aosta! Di fronte all’Onnipotente siamo così piccoli e spesso ce lo dimentichiamo. E’ stata una lezione di umiltà.

Cara Greta, mi parli di rito antico, quello che viene concluso, schematizzato e standardizzato in questi ultimi secoli. Quanto però deve sentirsi gracile, rigido e ripetitivo pure lui di fronte alle originarie e originanti liturgie dei primi secoli. E come esse stesse possono sentirsi povere di fronte a quanto tentano di esprimere e mai potranno. Perché ogni liturgia, direbbe Paolo, è una profezia parziale, che mai poteva dire quel che voleva esprimere e mai ci concederà di ripeterla col medesimo vigore. Buona ispirazione l'Ultima Cena ma quanto presuntuosa, ingenua ed incompleta nei 12 così inesperti della Passione, Morte e Resurrezione del loro Signore. Sulle eucaristie conviviali delle sue comunità lo stesso Paolo ha molto da dire in fatto di carità fraterna. Quanto povere e in ricerca dovevano essere le piccole eucaristie domestiche delle comunità incipienti, e spesso anche spaventate perché perseguitate. Quanto zavorrate le assemblee delle conversioni in massa dell'età costantiniana, o rozze le partecipazioni sassoni, o stilizzate le raffinate celebrazioni gregoriane, o sovrastate dall'inconoscibile le orientali, o mondane e svagate le rinascimentali, o cariche di penalità altre ancora, fino ai clandestini e mutilati tentativi di consacrazione nei campi di lavoro sovietici o albanesi.

Ognuna di esse vera e legittima in quella cultura, in quel popolo, in quel momento di crescita o di prova o di crisi. Tutte possiamo ricopiarle purchè consapevoli di impoverirle ancor più. "Fate questo in assemblea che resta di peccatori invitati ad attingere alla Misericordia. " Se l'hai compreso non è Lui", vale anche per i riti. Fate questo in memoria di me! Ma come? E con quale memoria?

La nostra, poverella.

Possiamo 'attingere' al gregoriano ma non potrà più 'sgorgare' da noi. Docili ad un Navigatore che ci fa viaggiare tra il silenzio imposto alle donne o a tutto il laicato e un possibile maldestro chiacchiericcio giornalaio; tra l'immobilismo di formule non più corrispondenti alla possibilità o necessità attuali e la passeggiata superficiale che dimentica la Rivelazione; tra il ripetere per paura di sbagliare e l'imporre opinioni personali e caduche; tra il credere di essere ancora ai tempi e ai soli problemi morali dell'Impero Romano e il rispondere con disinvoltura agli interrogativi di oggi; tra l'aprire a tutto senza discernimento e lo spegnere tutto a priori e a lungo per timore dell'errore o delle possibili deviazioni con diffidenza verso ricerche scientifiche, pluralismi culturali, diversità temperamentali. Abbiamo aspettato Giovanni Paolo II per sentirci dire finalmente che messaggio biblico e scoperte scientifiche sono rispettivamente autonome e ogni Galileo Galilei può gustare il sonno del giusto.

Tra la percezione uditiva, attonita o annoiata, di una lingua un tempo di tutti e poi diventata sacra e incomprensibile, come il latino e il greco antico, e l'eventuale battibecco condominiale, si colloca, come ai tempi di Gesù, l'ascolto della Parola che mi porta il suo contenuto con sorprendente efficacia.

Gregoriano, canti orientali, corali della Riforma, canzoni popolari che intenerivano i cuori, musica pop che battezza il ritmo. Ogni generazione dà quel che ha e resta irripetibile nel bene e nel meno bene. Tra il mangiare "il corpo del Signore" vanitoso ed egocentrico dei benestanti di Corinto e la solenne e tragica liturgia dell'Apocalisse vagheremo nei secoli come bimbi che tendono le braccine spalancate verso la mamma, convinti di dare tutto e di ricevere tutto ma già con gli occhietti che evadono il materno ad invidiare la possessività e sicurezza paterna.

Infatti "Mostraci il Padre" farà dire la golosità al povero Filippo, insoddisfatto delle mediazioni terrene dell'Incarnato e poco o tanto impaziente della Visione. E' la fretta del "Saremo come Lui perché lo vedremo come Egli è"? Il “già'” della nostra fede, che molto ci dona, riceve l'altolà da un 'non ancora' che non ha strumenti se non per speculum et in aenigmate. Sono perfettamente conosciuto da Lui: "Tu mi scruti e mi conosci quando mi siedo e quando mi alzo", ma noi di Lui intravvediamo sempre nella nebbia un rivelarsi parziale e graduale. E così come Filippo ci alzeremo da ogni cena eucaristica ristorati e affamati ad un tempo. Ancora più fame, ancora più sete, ci promette Gesù, quanto più la Cena risulterà aperta all'efficacia della grazia.

La liturgia nasce non per decreto legge ma dal livello di maturità di fede e di altre maturità. Dove esse mancano mancheranno anche nei momenti di raduno di fede e non ci sarà proibizione, disposizione, direttiva a rimpiazzare la carenza.

Voglia di leggere? Documento completo sulla liturgia è la “Costituzione sulla Sacra Liturgia”, primo prodotto del Concilio Vaticano II, e la “Dei Verbum” sulla Parola.

Principi non negoziabili e opinioni? In passato spesso opinioni di singola scuola teologica prevalente sono diventate verità imposte e modi di esprimere verità certe ed assodate come unici ammessi per annunciarle.

Accenni all'Iconostasi: struttura divisoria, adorna di immagini sacre, interposta tra il presbiterio e le navate nelle chiese di rito greco. Il tremendum e il fascinosum appartiene, mi pare, piuttosto alla religiosità umana ma non è sufficiente e non può essere prevalente nel trasmettere la Rivelazione. Per questo i nostri fratelli di rito orientale rendono espressiva l'iconostasi adornandola con icone. Con essa il Padre toglie per quanto possibile i veli alla nostra condizione umana.

Scendesse Gesù a interrompere questi millenni di attesa e venisse a celebrare una prima Cena di Gloria, sarebbe Lui la vera iconostasi e la perfetta Icona.

vitaTrentina

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