San Cristoforo e la conversione ecologica

San Cristoforo, olio di Tullio Garbari, 1928

Come ogni anno la diocesi di Bolzano-Bressanone dedica l’ultima settimana di luglio a san Cristoforo nella sua qualità di patrono degli automobilisti e dei viaggiatori. In questa occasione vengono raccolte offerte per dotare i missionari di un mezzo di trasporto.

La figura di Cristoforo è molto presente in Alto Adige. Si può vedere affrescata sulle pareti esterne di case e chiese che si trovano in prossimità di corsi d’acqua. Il santo, secondo la leggenda, avrebbe portato un bambino da una sponda all’altra del fiume e con quel bimbo (il Cristo) il mondo intero e rischiò di soccombere sotto quel peso.

Non è difficile capire come Alexander Langer, scomparso venticinque anni fa, si potesse facilmente identificare con il leggendario traghettatore, tanto da dedicargli uno dei suoi scritti (“Caro San Cristoforo”, 1990).

“Ero un ragazzo”, scrisse Langer, “che ti vedeva dipinto all’esterno di tante piccole chiesette di montagna. Affreschi spesso sbiaditi, ma ben riconoscibili. Tu – omone grande e grosso, robusto, barbuto e vecchio – trasportavi il bambino sulle tue spalle da una parte all’altra del fiume, e si capiva che quella era per te suprema fatica e suprema gioia”. “Eri uno che sentiva dentro di sé tanta forza e tanta voglia di fare, che dopo aver militato … sotto le insegne dei più illustri e importanti signori del tuo tempo, ti sentivi sprecato. Avevi deciso di voler servire solo un padrone che davvero valesse la pena seguire, una Grande Causa che davvero valesse più delle altre”.

La nuova grande causa a cui pensava Langer – trent’anni fa – era la “conversione ecologica”, un tema già caro a Giovanni Paolo II, sviluppato ora da papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’.

“Perché mi rivolgo a te, alle soglie dell’anno 2000?”, scriveva Langer. “Perché penso che oggi in molti siamo in una situazione simile alla tua e che la traversata che ci sta davanti richieda forze impari, non diversamente da come a te doveva sembrare il tuo compito in quella notte, tanto da dubitare di farcela. E che la tua avventura possa essere una parabola di quella che sta dinanzi a noi”. L’attivista altoatesino aveva in mente “i veleni della chimica”, la mercificazione di “ogni bene e ogni attività”. Ogni cosa ha “un suo prezzo: si può comperare, vendere, affittare. Persino il sangue (dei vivi), gli organi (dei morti e dei vivi) e l’utero (per una gravidanza in “leasing”)”.

A quale grande causa si dedicherebbe oggi san Cristoforo, “per la quale impegnare le migliori forze, anche a costo di perdere gloria e prestigio agli occhi della gente e di acquattarsi in una capanna alla riva di un fiume? Qual è il fiume difficile da attraversare, quale sarà il bambino apparentemente leggero, ma in realtà pesante e decisivo da traghettare?” La risposta: “Il cuore della traversata che ci sta davanti è probabilmente il passaggio da una civiltà del ‘di più’ a una del ‘può bastare’ o del ‘forse è già troppo’. Dopo secoli di progresso, in cui l’andare avanti e la crescita erano la quintessenza stessa del senso della storia e delle speranze terrene, può sembrare effettivamente impari pensare di “regredire”, cioè di invertire o almeno fermare la corsa”.

Si tratta di “riscoprire e praticare dei limiti: rallentare (i ritmi di crescita e di sfruttamento), abbassare (i tassi di inquinamento, di produzione, di consumo), attenuare (la nostra pressione verso la biosfera, ogni forma di violenza)”. “Difficile da accettare, difficile da fare, difficile persino a dirsi”.

Langer, con Cristoforo, proponeva una “traversata da una civiltà impregnata della gara per superare i limiti a una civiltà dell’autolimitazione, dell’‘enoughness’, della ‘Genügsamkeit’ o ‘Selbstbescheidung’, della frugalità”.

E concludeva il suo scritto con queste parole: “Ecco perché mi sei venuto in mente tu, San Cristoforo: sei uno che ha saputo rinunciare all’esercizio della sua forza fisica e che ha accettato un servizio di poca gloria. Hai messo il tuo enorme patrimonio di convinzione, di forza e di auto-disciplina al servizio di una Grande Causa apparentemente assai umile e modesta”. “La tua rinuncia alla forza e la decisione di metterti al servizio del bambino ci offrono una bella parabola della ‘conversione ecologica’ oggi necessaria.

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