Senza Europa niente autonomia

Il presidente Sergio Mattarella a Castel Tirolo

Al centro dell’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a castel Tirolo, lo scorso 23 novembre, c’è l’Europa, vista e raccontata alla luce della “piccola Europa” altoatesina. Tre anniversari, il 100mo del trattato di St. Germain che assegnò il Tirolo meridionale all’Italia, l’80mo delle Opzioni che aprirono una profonda ferita nella popolazione, il 50mo del via libera al Pacchetto che conteneva le norme della “seconda autonomia”, hanno portato al castello, assieme a Mattarella, il presidente della Repubblica austriaca Alexander Van der Bellen.

“L’autonomia – dice il presidente della Provincia Arno Kompatscher nell’aprire la giornata – è una casa comune, nella quale non vi è un solo padrone, con tutti gli altri considerati solo ospiti. La grande sfida politica, che ci troviamo a fronteggiare tutti assieme, consiste nel procedere a misura d’uomo e nel rendere comprensibili le scelte politiche, senza spalancare le porte a del banale populismo”.

“Grazie al Pacchetto – secondo Van der Bellen – la politica dell’Alto Adige ha compiuto una svolta, passando dalla fase conflittuale, portata avanti anche con violenza, a quella del dialogo e dell’impegno corretto nella ricerca di soluzioni”. Il compito è ora quello di “sviluppare ulteriormente questa autonomia e di adeguarla alle attuali condizioni di vita ed esigenze. Assieme, nel rispetto reciproco e privilegiando ciò che unisce a ciò che divide”.

Mattarella parte dalla storia. Nel 1919 “il Regno d’Italia si trovava, per la prima volta, a incorporare territori abitati da popolazioni di lingua non italiana. Le promesse salvaguardie e tutele della identità culturale della popolazione di lingua tedesca”, restarono “in gran parte disattese”. Arrivò presto il fascismo con le sue “politiche repressive”.

“Furono intollerabili – continua il Presidente – gli attacchi portati dalla dittatura ai diritti individuali e collettivi della minoranza, in un insensato tentativo di sostituzione di popoli nel nome della ‘italianizzazione’ dei territori. Si radicò così, nell’alleanza tra nazismo e fascismo, la politica della pulizia etnica”. Il riferimento è alle Opzioni, scelta “imposta dalle due dittature” e poi annullata dall’accordo Degasperi-Gruber del 1946 che Mattarella definisce “lungimirante”.

La storia procede e, attraverso la prima autonomia, le nuove trattative, le violenze, il Pacchetto, la nuova autonomia, si arriva all’oggi.

“Da strumento di tutela dell’identità di una minoranza, l’autonomia – sottolinea il Capo dello Stato – ha abbracciato sempre più anche una dimensione territoriale, sviluppando un complesso di regole che garantisce crescita sociale ed economica a cittadini di gruppi linguistici diversi, impegnati a fornire ciascuno un proprio contributo originale al futuro di una terra comune. Una traiettoria perfettamente coerente con il procedere del progetto di integrazione europea”.

Ecco dunque la centralità dell’Europa: “Dobbiamo essere consapevoli che in un mondo sempre più globalizzato soltanto il disegno europeo sarà in grado di rappresentare e di proteggere le nostre comunità permettendoci di continuare ad accrescere il nostro sviluppo sociale. Al di fuori di questo progetto non vi può essere, in realtà, per i popoli europei, né sovranità né indipendenza, bensì l’esatto contrario”.

E conclude: “Nel grande ambito europeo, ciascun popolo sa di rappresentare una minoranza, perché l’Europa nasce composita e la sua forza consiste nel saper unire le diversità. Nei secoli si sono gradualmente affermate identità, tradizioni, modi di vivere, da rispettare e salvaguardare. La loro sintesi rappresenta la maggiore ricchezza della civiltà europea. Sono fermamente convinto che in Alto Adige/Südtirol abbiamo contribuito e stiamo contribuendo a tutto questo”.

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