Sguardi d’Avvento: al cinema alcuni grandi ritorni rivolti a un pubblico familiare

Seconda settimana. L’attesa è anche questione di sguardo, di preparazione e di pulizia, perché possa essere luminoso come e più delle luminarie di cui rivestiamo case, strade e piazze. E trasparente, perché possa accogliere e riflettere la luce vera delle stelle. E acuto perché possa scorgere tra tutti gli astri la luce della cometa. Allora, antichi e vecchi lo sapevano, bisogna fare attenzione a ciò che si mette dentro il proprio sguardo, anche se si tratta di immagini di finzione. Specie se si è ragazzi.

In questo periodo il cinema propone ad un pubblico familiare due grandi ritorni. Il primo, è un’operazione amarcord della Warner che riporta per pochi giorni soltanto il film ormai di culto delle generazioni nate dagli anni ’70 in qua, I Goonies. Uscito dalla fantasia di Steven Spielberg e dall’estro realizzativo di Richard Donner, il film, che quest’anno raggiunge la maggior età e una rimasterizzazione, mantiene la freschezza e la forza ludica del racconto che sintetizza tutto un immaginario della letteratura per ragazzi trasformandolo in una sorta di grande luna park che non dimentica però il versante formativo del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, la scoperta della dimensione affettiva e i conti che si hanno da fare con la realtà (nello specifico la speculazione edilizia e la potenza del denaro che si vogliono mangiare case e quartiere dei giovani protagonisti). E, oltre al divertimento rutilante, offre agli occhi degli spettatori un concentrato di fiducia nell’immaginazione, nelle proprie risorse e nella possibilità di trasformare il negativo in positivo.

Naïf? Di sicuro, e certo i preadolescenti di oggi si fionderanno nella novità cinematografica che per certi versi è anch’essa un ritorno, in quanto è il prequel della saga Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente, e all’immaginario ingenuo ma positivo di Spielberg preferiranno “il quadro angosciante di un’umanità senza bussola, deragliata, in un domani distopico” e “lo sguardo fosco” del giovane protagonista “erede di una nobile dinastia caduta in povertà, che decide di sposare il male senza ritorno per ribellarsi alla propria amara sorte”. Film che la Commissione Nazionale Valutazione Film giudica “complesso, problematico, per dibattiti, adatto ad un pubblico adulto e di adolescenti accompagnati”.

Il vero ritorno però è quello di Enzo D’Alò, il regista della Gabbianella e il gatto, di Momo, di Pinocchio, di Opopomoz e di tanti altri lungometraggi che hanno rappresentato il riscatto dell’animazione italiana ed europea, dopo il declino e la rassegnazione degli anni ’70 e ’80. Non lo vedevamo dal 2012, anno di Pinocchio, benché nel frattempo abbia realizzato una serie televisiva per i più piccoli dal titolo Pipì, Pupù e Rosmarina che nel 2017 ha adattato anche per il grande schermo. Ora ritorna con una grande novità: l’adattamento di un romanzo dell’irlandese Roddy Doyle (per intenderci l’autore di The Commitments portato sullo schermo da Alan Parker nel 1991), che esce in sala con il titolo italiano Mary e lo spirito di mezzanotte. Ma di questo parliamo la settimana prossima. Intanto, chi vuole, può vederlo a Borgo Valsugana sabato 9 dicembre alle 17 (Cinema Teatro del Centro Scolastico).

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