Spiccioli?

Nella vedova al tempio il gusto del donare senza gravare, del posarsi senza imporre, del ricevere senza accumulare

La vedova al tempio, vista da nessuno, ma osservata da Gesù. Ha dato più di tutti perché ha dato tutto. E ha dato tutto avendo meno di tutti. E' inconsapevolmente tutta amore. Una vita come risposta di amore. Due euro perché il Signore le ha dato tutto e le piace riconoscere e contraccambiare. Due euro per riparare le proprie ingratitudini che percepisce con dispiacere fiducioso. Sa di essere sempre e di restare fatalmente in debito, un debito filiale. Non si sogna di essere o di voler essere in credito. I "giusti", noi giusti, ci riteniamo in credito, un crescente credito allegro e presuntuoso quando non offeso ed imbronciato perché non sufficientemente onorato da Lui. E lo riaffermiamo e aumentiamo ad ogni nuova osservanza.

Certamente lei non ha più padre né marito. Pare non abbia figli, men che meno maschi. E' sola dinnanzi al suo popolo e al suo Dio e vive di Lui. Alla prossima visita al Tempio troverà altri due euro dell'epoca, non per chiudere un conto bensì per tenerlo aperto. Lo riconosce aperto. Non c'è un "Perché mi hai lasciata vedova?", ma solo un "Perché mi hai dato, mi stai dando tutto? Perché mi ami tanto da avermi collocata nel tuo Popolo, posta a dimora sulla tua Terra, affidata alla Legge, riparata sotto la Tenda ormai diventata Tempio, rassicurata con la promessa di un Messia?". E questo stesso Messia, in questo preciso istante, la riconosce tra mille, la proclama prediletta, vero “resto di Israele”, consanguinea allo Spirito Santo, silente maestra di vita, anticipatrice del Vangelo. Anteprima di canonizzazione cristiana.

Inosservata perfino a se stessa. Non fa le prove per un'elemosina segreta, ma sguscia inosservabile mentre le due monetine rispettano il mandato di rotolare discrete, all'insaputa delle orecchie presenti. I Potenti fanno le prove! E assieme a loro noi Egocentrati facciamo le prove. Ogni nuovo lancio deve risultare più percepibile, più capace di celebrare ed enfatizzare la nostra potenza e generosità. Creare stupore, glorificare l'omo de panza che siamo o vogliamo essere, potenziare l'immagine nostra con un aumento di decibel e di luccichio. Ogni volta un giro migliore delle monetone che prolunghi il tempo di percorrenza e attesti la pesantezza, la gloria del dono.

In lei, invece, non c'è niente di suo. Non sa cosa sia impadronirsi, presumere. Una povertà piena, libera e gioiosa. Come le monetine leggere così le sue azioni e relazioni. Amicizie, professione (almeno quella di casalinga). Il gusto del donare senza gravare, del posarsi senza imporre, del ricevere senza accumulare, del procedere senza ergersi, del dirigersi senza sgomitare, della chiarezza senza l' abbaglio. Furtive le due monetine scivolano, sorde, lungo le lustre pareti metalliche dell'urna. E nessuna sa cosa fa l'altra alla sua destra.

Forse lei, la vedova, ha intuito la via più sommessa e nascosta quasi altrettanto quanto noi, devoti dell'autosalvezza e autoproclamazione, abbiamo calcolato e sperimentato quella più rumorosa e ostentabile per le nostre monete ben calibrate al massimo fragore con minor spesa. Ha trovato l'angolino più remoto e il pertugio più discreto ad introdurre i suoi impresentabili spiccioli. Il loro/nostro peso, la loro/nostra gloria di pezzi da 90 ci farà affondare e la sua leggerezza la porterà accanto ad Adonai. Leggeri perché neppure suoi, pesanti perché gravati dal nostri idoli supremi. Signore, qualche volta ci fai perfino intravvedere un orlo del mantello del tuo creare.

Taulero, Siddartha e dieci Sufi rinforzati da Charles de Foucauld e Madeleine Delbrêl non potrebbero dire di più. "Credo in un solo Dio" dice il buon cristiano "ma ne ho un altro, al quale obbedisco molto di più" e si chiama "IO". Non approfittiamo del brano per giustificazioni antisemite. Innumerevoli, anche allora, tra i Farisei, i sinceri "separati" e tanti, tra gli studiosi della Legge, gli appassionati a meditarla sotto il fico! Beati i puri di cuore che non hanno secondi fini. Già il secondo degli spiccioli dice che poteva tenersene uno. E' il suo due che diventa sempre Uno: Lui.

Quali i nostri ultimi spiccioli? Un sorriso, una carezza, un perdono, un non giudizio, un apprezzamento, un attimo di comprensione e solidarietà, un silenzio di presenza, un estremo “sì”, un tenue ricominciare daccapo, un aprire le finestre, un riconoscersi piccoli e fallibili, un “Ah!” di meraviglia?

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina