Un cagnolino in vetta al Monte Bianco

Pierre Zenzius. Traduzione e prefazione di Enrico Brizzi

“La montagna più alta”

Rizzoli, 2019

48 p., € 18,00

Età di lettura: da 8 anni

Non può non affascinare gli amanti della vette “La montagna più alta” (Rizzoli), un bellissimo albo illustrato liberamente ispirato al testo Voyages dans les Alpes di Horace-Bénédict de Saussure, il naturalista e geologo svizzero, camminatore ed esploratore innamorato delle Alpi. Con grande talento, l’autore-illustratore Pierre Zenzius ci racconta la storia vera di questo uomo che nel 1787 ha realizzato il suo sogno scalando il Monte Bianco. In realtà, non fu lui il primo a conquistare la vetta, ma per lui l’impresa rimase comunque indimenticabile. In alcune righe introduttive, l’autore spiega questa vicenda che nelle grandi tavole illustrate seguenti diventa una storia incredibile per i bambini: la storia di una grande avventura, un viaggio quasi impossibile, un’ascensione indimenticabile.

Il racconto attraverso parole (poche) e immagini (molte) inizia mostrando la variegata carovana di de Saussure e gli altri suoi compagni esploratori dagli improbabili vestiti settecenteschi, poco adatti ad una scalata, e con un immenso seguito di bagagli stravaganti (scale, corde, bauli, picconi, perfino una gabbia con un uccello e un ombrello). C’è anche un cagnolino. La lunga fila di uomini e cose avanza, osservando e divertendosi, attraverso paesaggi mozzafiato che dai boschi del fondovalle arrivano alle nevi e ai ghiacci delle zone più alte. E, quando, infine, la cordata arriva alla cima, scopre le stelle e …

Un poetico albo illustrato che si fa inno alla montagna. Una storia profonda in cui grande spazio hanno le emozioni di chi sta salendo, ma anche una storia coinvolgente e divertente perché oltre che essere ricca di particolari da osservare, è narrata dall’insospettabile, fedele amico a 4 zampe di de Saussure, perciò il punto di vista è veramente inaspettato. Un libro imperdibile per i bambini chi amano la montagna e interessante anche per i grandi, soprattutto per il finale che si apre alla grandezza della natura e al bisogno di infinito che da sempre è parte dell’uomo: “Eravamo soli nel bel mezzo delle nuvole. Presto il mondo si ritrovò al di sotto di quel mare di ovatta”.

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