Un ponte per Terabithia. La riconciliazione fa fiorire la terra

Settimana ricca di proposte cinematografiche, questa, dedicata ad un segno quaresimale complesso e ricco di sfaccettature, come la riconciliazione e il perdono. Il percorso diocesano parte dal corto Pixar Quando il giorno incontra la notte (2010) e approda a Un amico straordinario (2019). Il primo, scritto e diretto da Teddy Newton, in meno di 6 minuti mette a fuoco una delle ragioni più profonde della divisione tra gli uomini – la paura della diversità – e illumina il punto possibile di conciliazione degli opposti. Il corto, alla sua apparizione, era legato al film Toy Story 3 – La grande fuga.

Il secondo, diretto da Marielle Heller, porta sullo schermo un’esperienza di riunificazione interiore e di trasformazione che permette a un figlio di perdonare il padre per l’antico abbandono. Una storia che, attraverso la figura reale di Fred Rogers, pastore presbiteriano e conduttore televisivo per l’infanzia statunitense, ci mostra anche come essere strumento di riconciliazione. Il film è stato presentato nel n. 43 di Vita Trentina (1.11.2020).

In mezzo, a fare da ponte tra questi due film, il racconto per ragazzi che l’americana Katherine Paterson scrisse nel 1976 per aiutare il proprio figlio a superare il dolore per la morte improvvisa della sua migliore amica, uccisa da un fulmine. 30 anni più tardi quel figlio, David Paterson, produrrà il film affidandone la regia a Gabor Csupo. Un ponte per Terabithia, questo il titolo di romanzo e film, è un racconto di formazione che attraverso il linguaggio fantasy invita i preadolescenti a scoprire e ad esprimere il meglio di sé, senza lasciarsi condizionare dai pregiudizi, dalla mediocrità, dalla prepotenza del mondo circostante. E neppure dall’ingiustizia della morte che può arrivare a tradimento e porre fine a ciò che di bello è appena sbocciato…

Il film, però, è anche il racconto di un’amicizia straordinaria che nasce dall’opposizione e dalla diversità, e arriva a scoprire l’affinità dietro la differenza, il valore liberante dell’altro da sé che porta alla luce ciò che dorme dentro di noi e ci offre i suoi occhi per guardarlo e dare ad esso il giusto valore.

È ciò che fa l’undicenne Leslie per il coetaneo Jess, introverso ragazzino con un talento straordinario quanto misconosciuto per il disegno, ed uno più apprezzato socialmente per la corsa. Lei si mette di traverso al suo sogno di diventare il più veloce della scuola – il tornado Leslie dà un sonoro smacco non solo a lui ma a tutti i maschi della scuola – ma con la sua libertà di essere ciò che è, finisce per stanarlo dalla gabbia di distacco passivo in cui si è chiuso in difesa.

È così che inizia l’avventura nella terra di Terabithia, il regno incantato che i due ragazzi eleggono nel bosco vicino a casa, per essere pienamente se stessi, quando Jess avrà messo da parte la propria avversione per l’anticonformismo di Leslie e comincerà a guardare con più fiducia alle proprie doti creative.

Il superamento del conflitto e la riconciliazione, tuttavia, non si limita ai due protagonisti, si estende alle persone con cui i ragazzi sono quotidianamente in relazione a scuola e in famiglia. Lo sperimenterà Janice Avery, la bulla manesca di terza, che rivelerà in modo del tutto inatteso a Leslie la propria ferita e troverà aiuto per cambiare. E poi arriverà il tempo del riavvicinamento con il padre…

È un percorso di crescita che si scontra dolorosamente con la morte, eppure anche lì la libera Leslie porta il raggio di luce che mostra il vero volto di Dio impegnato a sostenere la bellezza della creazione. Oltre la croce, attraverso la croce. Nel passaggio del testimone: da Leslie a Jess, da Jess alla sorellina Maybelle, da Maybelle allo spettatore… una catena luminosa di riconciliazione che fa fiorire la terra.

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