“Un professore” (RaiUno), la scuola oltre i confini troppo stretti dell’aula

In “Un professore” (RaiUNo, giovedì, prima serata) Alessandro Gassman è il professor Dante Balestra

Tutto scorre, diceva Eraclito. Ed è proprio a questo filosofo che è dedicata la prima puntata della seconda stagione di “Un professore”, la serie televisiva di Rai Fiction che pone sotto la lente d’ingrandimento il mondo della scuola. Tutto scorre e per il professore di filosofia Dante Balestra, interpretato da Alessandro Gassman, è iniziato un nuovo anno scolastico al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Roma, dove è arrivato dopo un periodo passato a Napoli.

Il primo episodio della seconda stagione è andato in onda su Rai 1 giovedì 23 novembre in prima serata, registrando uno share del 19,3%. Accanto a Gassman, sono stati riconfermati anche i giovani attori emergenti Nicolas Maupas e Damiano Gavino, che interpretano rispettivamente Simone, figlio del professor Dante, e Manuel, uno dei suoi allievi, e Claudia Pandolfi, che porta in scena Anita, la mamma di Manuel, con la quale Dante ha una relazione.

A scandire il tema centrale di ciascuna puntata è una massima del filosofo che il professore sceglie di trattare in classe. Una classe che però, nella fiction, ispirata alla serie televisiva spagnola “Merlí”, ha confini ben più ampi dell’aula della quarta B dove Dante insegna.

Come nella prima stagione, ogni occasione è buona per trascinare la lezione fuori dalla scuola e per portare il mondo che sta all’esterno dentro le pareti della scuola. Una contaminazione che avviene sempre all’interno del mondo scolastico, ma che in “Un professore” è molto più evidente per il metodo di insegnamento scelto dal professor Balestra. “Dante lavora sulle problematiche dei giovani, perché identifica quelli che hanno più difficoltà e si interessa a loro”, ha spiegato Alessandro Gassman presentando il suo personaggio ai microfoni della Rai. “Questo – ha aggiunto – è quello che la società contemporanea fa troppo poco. Troppo spesso i ragazzi vengono lasciati a loro stessi: così la vita sui social sostituisce quella reale. In questo caso no: ci si parla e ci si abbraccia. Si fa tutto veramente”.

“Un professore” offre molti spunti. Lo si era visto già nella prima stagione, con la regia di Alessandro D’Alatri, scomparso a maggio di quest’anno e sostituito, per la seconda stagione, da Alessandro Casale. Quasi mai in una serie televisiva che si rivolge al grande pubblico era stato trattato il tema degli “hikikomori”: in “Un professore” compare il personaggio di Pin, il soprannome con cui amici e compagni di classe chiamano Giuseppe Palombo, che da mesi, dopo essere stato preso di mira dai bulli, vive rinchiuso nella sua stanza. Un’altra studentessa della classe, Monica, rimane invece vittima di “revenge porn”. Nel tentativo di vendicarsi per essere stato lasciato, il suo ex fidanzato, che la perseguita fuori da scuola, invia a tutti i suoi compagni di classe una foto che immortala la ragazza in un momento di intimità. “Un professore”, attraverso il personaggio di Simone, tratta anche il tema dell’omosessualità.

Se nella prima stagione il ragazzo impiega del tempo per accettare se stesso, nella seconda viene preso di mira dai bulli. Ad accompagnare la crescita dei ragazzi c’è un mondo degli adulti che non è esente da fragilità: dal professore di latino Attilio Lombardi, rigido difensore della disciplina e dei tre sul registro, alla mamma di Manuel, Anita, che convive con il sogno di vivere del mestiere di traduttrice e con un segreto che nella seconda stagione verrà rivelato.

Nonostante non tutti i temi vengano affrontati in modo approfondito, alla fiction “Un professore”, in onda per sei giovedì consecutivi in prima serata, va il merito di offrire uno spaccato completo e reale del mondo dei giovani: vivo, in costante mutamento e desideroso di avere una scuola che, oltre a dare voti, sappia parlare alla loro vita e ai loro sogni.

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