Una luce nuova

Se tu ti rivolgi a Lui, il Signore ti perdonerà sempre. Su questo insiste Papa Francesco

Papa Francesco ha già fatto la rivoluzione delle parole. Speriamo proprio che continui così. Discorsi privi di fronzoli, sempre in italiano, coinvolgenti e immediati. E soprattutto brevi. Pochi minuti al corpo diplomatico: le feluche stavano a guardare non sapendo che il nuovo vescovo di Roma aveva fretta di sbrigare le sue incombenze pontificali per lasciare spazio alla sua attività di pastore, concentrata sul dialogo diretto con il popolo. Poche parole, dicevamo, ma che colpiscono al cuore.

Grandi e piccoli, autorità e operai del Vaticano, giardinieri e cardinali sembrano trattati allo stesso modo da Bergoglio: un atteggiamento semplice il suo che ricorda certi curati di campagna, almeno come li descrive il nostro immaginario, pregni di Vangelo, distanti da teologie sistematiche e incomprensibili, vicini alla gente comune.

Gesù ha chiamato per primi alcuni pescatori e il successore di Pietro si rivolge ancora a uomini di tutti i giorni, umili, poveri di spirito raccontando la storia sempre nuova del samaritano o del padre che accoglie il figlio pentito.

Troppa filosofia aveva impregnato gli ultimi tempi, troppa politica nella Chiesa italiana. Ci auguriamo che anche i nostri vescovi non facciano più prolusioni di 20 pagine, con un linguaggio forbito e ottocentesco, nella speranza di toccare tutti i punti sul tappeto; seguano invece l'esempio del pontefice che parla in parabole, che parla di vita.

Anni fa aveva destato un vivace dibattito un film di Ermanno Olmi in cui una strana figura di professore di storia delle religioni, una volta dismessi i panni dell'accademico, entrava in contatto con pescatori e contadini lungo il Po e finiva per raccontare loro le storie di Gesù, gli episodi di cui avevano sentito parlare nella fanciullezza e di cui ora sentono la nostalgia. Al racconto del figliol prodigo le lacrime scendono sul volto di un figlio ormai vecchio di quella pianura, ora completamente sfigurata dal cemento e dai capannoni (adesso purtroppo semivuoti).

Il regista era stato accusato di dare una versione del cristianesimo edulcorata, buonista, come andava di moda dire, tutta sentimentalismo. Alcuni dicevano che Olmi era addirittura eretico. La sua opera tuttavia non voleva essere un trattato di teologia, benché i suoi personaggi siano sempre figure che rimandano ad un significato altro, più profondo – spesso legato a una dimensione religiosa. Come per Dostoevskij, la domanda di Olmi e dei suoi film riguarda sempre Dio.

Il professore che racconta le parabole vuole simboleggiare il tentativo di recupero di una religione più vicina alla semplicità evangelica, fatta di parole come riconciliazione, perdono, umiltà, amore, attesa di Dio. Gli abitanti delle rive del Po siamo noi, uomini secolarizzati che hanno perduto il senso del sacro, che hanno dimenticato l'appartenenza cristiana oppure che hanno sentito troppe parole della Chiesa e non si ricordano più il loro significato. Se qualcuno però comincia di nuovo a utilizzare uno stile il meno lontano possibile da quello di Gesù che predicava sulle strade della Galilea, anche noi, anche i più distratti cominciano a fare memoria, a sostare davanti a quelle parole "di vita eterna". Per capirle però bisogna ritornare umili, come bambini, poveri.

La povertà, sposa di Francesco d'Assisi, recuperata dal Papa gesuita di nome Francesco, diventa di nuovo la condizione necessaria per essere credibili testimoni delle parole prorompenti del Vangelo e nello stesso tempo per riuscire a coglierne la forza e la bellezza. Direi, se così si può dire, il colore di quelle parole che possono riempire la vita.

Colore, bellezza, luce, semplicità, povertà: tutti termini che rimandano agli straordinari quadri di Van Gogh, oggi celebrati da tutti, un tempo non capiti, sempre indimenticabili. L'ispirazione di molte delle pitture del tormentato genio olandese è prettamente religiosa, quasi una liturgia di benedizione che dalla creazione – campi di grano, stelle, paesaggi – e dal lavoro dell'uomo si rivolge direttamente a Dio. Un modo di interpretare la realtà che deriva direttamente dal Vangelo.

Emerge però una domanda: sono solo gli artisti che attraverso la bellezza riescono a cogliere qualcosa dell'essenza di Dio? Noi non siamo troppo immersi nelle fatiche quotidiane? Proprio queste fatiche ci aiutano a capire che abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio. Se tu ti rivolgi a Lui, il Signore ti perdonerà sempre. Su questo insiste Papa Francesco. Ritornare a Dio attraverso le piccole cose, attraverso uno sguardo semplice. Allora riscopriremo il senso della pace e della gioia promesse. E tutto acquisterà una luce nuova.

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