“Vegliate nell’attesa del Signore!”

Sap 6,12-16;

Sal 62;

1 Ts 4,13-18;

Mt 25,1-13

La vita è un avvicendarsi di attese: nel grembo di nostra madre scalciamo nella speranza inconsapevole di spazi meno angusti, dove muoverci con disinvoltura; da bambini aspettiamo con impazienza di essere accolti fra le braccia dei nostri cari; da giovani cerchiamo amici, con cui sognare un mondo migliore; da adulti ci auguriamo di incontrare una persona, con cui condividere un amore fedele, che duri una vita; da anzianiscaviamo nello sguardo dei nostri figli alla ricerca di un po’ di comprensione, per vivere serenamente gli anni del nostro tramonto; infine, nell’ora della nostra morte tratteniamo dalla mano di chi ci sta accanto l’ultimo calore umano, prima di consegnarci a quella Mano che ci raccoglierà e ci terrà stretti a sé per l’eternità.

Nel vangelo di questa domenica Gesù paragona il regno di Dio a dieci ragazze, “che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo”. Sono giovani, all’alba della vita, affaccendate, perché devono incamminarsi per incontrare lo sposo e partecipare con lui alla festa di nozze.

Quelle ragazze prendono le lampade, per orientarsi nel buio, illuminate da una lingua di fuoco e rassicurate da un ondeggiare di fiamma, che anima il loro sguardo e lo protegge da ogni oscurità.

Ecco di cosa abbiamo bisogno, di una lampada per le nostre notti, che diffonda riflessi di luce mentre, vigilanti, attendiamo il sopraggiungere del Signore, della Luce vera, che non conosce tramonto. Un faro luminoso è sicuramente la Parola di Dio, che ci orienta nel trambusto della vita, come ci ricorda il Salmo 119, che proclama al versetto 105: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”

Nel racconto Gesù presenta quelle ragazze, evidenziando un particolare inquietante: “cinque di esse erano stolte e cinque sagge”, e ne spiega anche il perché, infatti, “le stolte non presero con sé l’olio; le sagge invece presero anche l’olio in piccoli vasi”.

Spesso pensiamo, illudendoci, di avere dinanzi a noi un ventaglio di opportunità, di strade da imboccare. In realtà, ogni giorno ci troviamo di fronte a un bivio, costretti a scegliere, se intraprendere un percorso di vita superficiale o avviarci su un sentiero scosceso, pieno di difficoltà, dove dobbiamo spendere ogni energia, pur di raggiungere il traguardo.

Stolto è chi banalmente s’incammina sulla via più facile, chi si accontenta del pane ormai raffermo di oggi ed è incapace di pensare al pane fragrante, che si troverà sulla tavola domani. Sprovveduto è chi scommette sull’immediatezza del presente ed è incapace di scrutare il futuro, perché ha esaurito l’olio, che alimentava quella fiamma guizzante che proiettava i suoi bagliori sull’eternità.

Saggio è invece chi si allena a superare gli ostacoli della vita, nutrito dal cibo sopraffino della fede; lungimirante è chi bada di avere con sé una scorta d’olio, per attendere nella luce l’arrivo di Colui che esaudirà ogni sua attesa, spargendo sul suo cuore il balsamo del suo amore.

Quando a mezzanotte un grido annuncia:«Ecco lo sposo! Andategli incontro!», le giovani stolte chiedono alle sagge un po’ del loro olio, ottenendo in tutta risposta un no risoluto, “perché non venga a mancare a noi e a voi”.

Quell’olio non può essere condiviso, perché rappresenta la parte più intima e preziosa di noi stessi, le emozioni e le convinzioni, che conserviamo gelosamente nello scrigno del nostro cuore, ciò che ci caratterizza come discepoli del Signore, ossia l’amore personalissimo, che nutriamo per Lui,e la passione, che anima e motiva la nostra testimonianza cristiana.

È un olio che in realtà non si può neppure “andare a comprare”, come suggeriscono le sagge alle stolte, perché nessuno può rifornirci di quei sentimenti profondi per il Signore, che solo il cuore ci detta. Infatti, soltanto le cinque sagge “che erano pronte, entrarono con lo sposo alle nozze e la porta fu chiusa”.

L’epilogo della parabola ci scuote nell’intimo, lasciandoci basiti. Procuratesi l’olio, le stolte tornano e supplicano: «Signore, signore, aprici!», ma si sentono rispondere dallo sposo stesso: «Non vi conosco».

La porta rimane chiusa per coloro che non hanno più nulla in comune con il Signore, per chi non si lascia plasmare dalla sua Parola e rifiuta il suo amore. Il rischio di allontanarci a tal punto da Gesù da diventargli estranei è sempre in agguato, pertanto, vale anche per noi il monito del Signore: «Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina