Vieni, Spirito, e rinnovaci

At 2,1-11;

Salmo 103 (104);

Gal 5,16-25;

Gv 15,26-27.16,12-15

Non è forse paradossale? L’azione dello Spirito santo è ciò che innerva tutta l’esperienza cristiana, eppure parlare di Spirito santo ci è così difficile! Forse perché sappiamo di trovarci largamente nel terreno del mistero di Dio, dove le parole rischiano d’incespicare più che di spiegare. Nonostante ciò non vogliamo rinunciare a condividere la gioia, l’entusiasmo di fronte alla bellezza delle letture della solennità di Pentecoste, le quali osano sfidare quest’epoca attraversata più da passioni tristi che da slanci vitali. Di questi però tutti conserviamo una profonda nostalgia, perché – crediamo – è alla pienezza della vita che siamo destinati.

Luca, nella prima lettura tratta dagli Atti, introduce la narrazione dell’evento della Pentecoste scrivendo che «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo» (At 2,1), dove poco prima descrive così il gruppo (degli apostoli): «Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At1,14). Ecco una prima caratteristica dell’azione dello Spirito santo: egli si manifesta a coloro che perseguono l’unità e la concordia; un’immagine di Chiesa questa alla quale sempre dobbiamo guardare ed anelare! Lo Spirito santo, al di là di fraintendimenti, agisce a favore di tutti e attraverso tutti; la sua azione si libera e si potenzia là dove c’è volontà di comunione fraterna. L’unione e l’attesa fiduciosa del compiersi della promessa di Gesù dunque preparano l’irruzione dello Spirito santo, dall’autore degli Atti evocato attraverso delle allusioni all’evento del Sinai: fragore, vento e fuoco ora investono con la loro potenza la comunità dei credenti, nella quale però s’instaura una nuova legge: non più esteriore, come quella del Sinai, ma interiore, secondo la legge dello Spirito. Di questa nuova “legge” nella lettera ai Galati (seconda lettura) l’apostolo Paolo si fa annunciatore appassionato, proclamando innanzitutto con forza come unica via di salvezza la fede nella croce di Cristo. Infatti solo attraverso di lei Gesù ha potuto donarci quello Spirito che ci ha resi figli di Dio, capaci come Lui di gridare “Abba! Padre!” (Gal 4,5-6). Di quest’altra Pentecoste ne siamo coscienti? Riusciamo a crederci fino in fondo e a viverne le conseguenze? Vogliamo cioè camminare ogni giorno nella nostra vita sotto la guida di questo Spirito, il cui molteplice frutto sgorga dall’amore e nell’amore si compie? (Gal 5, 22) Questa, ascoltiamo bene, secondo Paolo è la via della libertà tracciata da Gesù: «Cristo ci ha liberati per la libertà!» (Gal 5,1) esclama infatti l’apostolo. E in tale direzione, nell’elenco del frutto dello Spirito ci piace sottolineare una fragranza forse meno conosciuta: il dominio di sé, sollecitazione preziosa nell’attualità di relazioni spesso all’insegna dell’aggressività. Nell’odierna pagina evangelica ci troviamo ancora nel vangelo secondo Giovanni, dentro al lungo discorso d’addio che precede la morte di Gesù; il Maestro per ben cinque volte nel cenacolo promette l’invio dello Spirito ai suoi; Spirito che qui chiama «di verità». Questo termine ci aiuta a renderci consapevoli di un altro fatto importante: da soli non siamo capaci di penetrare e comprendere ciò che sta al fondo della Parola di Dio; è lo Spirito di verità che ci guida e ci illumina nella sua conoscenza. Noi non siamo depositari della verità, ma essa procede dal Padre (Gv 15,26); importante lezione di umiltà ed esercizio di realtà. Per non rischiare parole di troppo ora integriamo questa pagina riportando il racconto di Maria, una donna di nazionalità polacca incontrata in fraternità in occasione di una cena fra amici religiosi, a lei connazionali. In mezzo a preti e suore spiccava la sua figura: donna di mezz’età, dal portamento ed abbigliamento sportivo, dal volto cordiale e vivace. Dopo i normali convenevoli abbiamo voluto sapere di più sul suo conto: che ci faceva lei assieme ad un gruppo riunito in un corso sulla Parola di Dio? Questa, in breve, la storia dei suoi ultimi dieci anni: imprenditrice nel campo delle costruzioni, per una breve vacanza sciistica si trova sulle piste di Pordenone. Scendendo la pista ha una particolare esperienza visiva: vede davanti a sé un arcobaleno tondo, considerato in seguito come segno di esperienza spirituale. Pochi giorni dopo le viene diagnosticato un tumore che a parere dei medici le concede poco tempo di vita. Di fronte allo smarrimento decide di rivolgersi ad un prete, il quale le indica la via della Parola, attraverso la quale Maria ritrova la fede. Con questa forza affronta la sua malattia e guarisce. Cosa fare di questo impagabile dono? Apre un albergo dove accanto al benessere fisico dona la possibilità agli ospiti di frequentare corsi di spiritualità per ritrovare fede e speranza. Personalmente continua ad accompagnare persone malate di tumore infondendo loro coraggio e serenità. In Maria troviamo il segno tangibile di come lo Spirito santo ci renda «nuova creatura» (Gal 6,15)! Lasciamoci così: insieme cantando le note del «Veni, Sancte Spíritus,et emítte cǽlitus lucis tuæ rádium». (cfr. Sequenza allo Spirito santo)

Buona Pentecoste!

a cura della Comunità Monastica di Pian del Levro

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