La vita val bene una Messa

Se l'arcivescovo Lauro – con una mossa che merita sottolineare – ha scelto di trascorrere l'intera prima domenica di febbraio nelle comunità giudicariesi di Saone, Roncone e Javrè non lo ha fatto certo per potersi riossigenare un pomeriggio nell'aria familiare della val Rendena.

Il motivo è dichiarato: nella 40° Giornata nazionale per la Vita ha voluto celebrare tre Messe proprio “per la vita” insieme ad altrettante comunità di una zona da ben 34 anni animata dal Centro di Aiuto alla Vita di Tione (vedi pag.4). Benedirà le simboliche primule che profumano di condivisione, incoraggerà i genitori a coltivare un amore aperto al futuro e alla fede (a Roncone battezzerà tre neonati) e richiamerà la responsabilità collettiva di sostenere interventi “a favore della vita”.

Ma è facile immaginare che insisterà soprattutto sull'ascolto della Parola “generatrice di gioia”, senza la quale s'inaridiscono anche le iniziative più efficienti. Papa Francesco scrive in Amoris Laetitia che “solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata”.

Questo respiro evangelico alimenta anche l'attenzione alle persone nelle varie fasi della vita. Ad esempio, le giovani mamme che vedono crescere nella gravidanza un dialogo intimo, intensificato poi nei primi mesi di vita con il resto della famiglia, possono riconoscere “il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”, come dice il salmo. Il loro è un tempo provvidenziale – non sempre sereno, certamente – durante il quale possono attingere – come il loro bimbo al seno – alla Parola che dà gioia.

E' quanto hanno assaporato a Trento un bel gruppetto di neomamme in questi quattro anni, ritrovandosi a celebrare ogni mercoledì la Messa mattutina presso la Casa di spiritualità diocesana di via Rosmini; un incontro con la Parola di Dio, guidato dalla lettura “familiare” di don Gianfranco Corradi, che anche in una dimensione semplice, quasi nascosta, ha consentito di accostare il Vangelo e l'Eucaristia, rilanciando l'invito dei vescovi italiani ad “annunciare la buona notizia, il Vangelo. Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza”.

Rinnovarsi per rinascere ogni giorno. Se negli scorsi l'impegno per la vita ha scandalosamente diviso in certe occasioni alcuni ambienti cattolici, forse è perché si è dimenticato il punto di vista indicato dal messaggio della CEI in questa 40° Giornata: “Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie autoreferenzialità”.

Parole severe, richiamo alla riconoscenza filiale e, insieme, alla maturità cristiana. Come insegnano nel loro umile servizio le volontarie di Tione e nel loro ritrovo settimanale le neomamme di Trento, queste qualità si corroborano soltanto con la costanza ad un riferimento rigenerante alla Parola. Nel lessico dell'amore umano, che tanto ha insegnato a Papa Francesco per la sua narrazione in Amoris Laetitia, la passione per la vita “dalla culla alla bara” richiede riconoscenza, pazienza e fedeltà.

Come una mamma a cinque mesi di gravidanza accarezza senza stancarsi dentro la pancia il suo pupattolo, dono atteso, interpretandone i suoi movimenti o le sue posizioni. O come una figlia aspetta fino a sera che l'anziana madre, annebbiata ormai dalla demenza, trovi uno spiraglio di lucidità dal quale far uscire una frase sensata.

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