Mach, avanti tutta

Il fascino del Trentino, la specificità di Mach nelle sue prime valutazioni

Il neo-presidente della Fondazione Mach, Andrea Segrè, assicura la propria presenza a San Michele all'Adige nei fine settimana. Dopo l'incontro di insediamento si è riproposto di incontrare tutto il personale per raccogliere suggerimenti e proposte per un rilancio condiviso dell'attività didattica, di consulenza e di ricerca in grado di competere, come per il passato, in un mondo globalizzato. Resta forte in lui con esperienze di studio in Italia, negli Usa, nella Ue e anche in Russia, la lotta per lo “spreco zero” che deve portare concretamente ad una nuova visione del rapporto fra ecologia ed economia. Il che significa in parole povere fare di più con meno, avere meno cose e più beni, relazionali e comuni. Questa l'intervista rilasciata ai microfoni di radio Trentino inBlu.

Professor Segrè, alla Fondazione Mach cosa ha trovato in linea con le sue idee ritenute da molti d'avanguardia?

“Intanto è un posto meraviglioso. Conoscevo l’Istituto di fama. L’ho frequentato tantissimi anni fa nel corso di una ricerca sul vino. Verso la fine degli Ottanta lavoravo come ricercatore negli Usa. La visita risale a quell’epoca. Entrare ora da presidente nella Fondazione strutturata in tre Centri di grande eccellenza mi ha fatto una grande impressione per lo straordinario lavoro fatto. Va quindi valorizzata questa grande eccellenza cercando di rispondere alle sfide della ricerca e delle sue applicazioni”.

Quali le priorità?

“Voglio conoscere, anzitutto. Sto rivoluzionando la mia agenda. Sarò presente a San Michele due giorni alla settimana e voglio entrare subito nelle principali questioni parlando e confrontandomi con tutti: dirigenti, docenti, ricercatori e con il resto del personale per valorizzare al meglio i tre Centri in un equilibrio partecipato”.

Vivere a “spreco zero” per Lei non è solo uno slogan, ma una filosofia di vita e quindi di sviluppo e di sostenibilità ambientale. Ma cosa significa per un cittadino, per un'impresa?

“Per me è un modo d'interpretare il mondo contemporaneo. C'è bisogno di un po' più di sobrietà, di attenzione, guardando in avanti. Può sembrare un'utopia. Ma ridurre gli sprechi di risorse naturali significa conservarle meglio. Penso alla terra, all'acqua, all'energia per dare un valore senza sprecarlo al cibo che deve essere un bene comune che deve essere garantito a tutti. Spero che dall'Expo venga fuori questo problema. Se guardiamo a quanto dice il Papa, “il non sprecare” è quasi un comandamento. Io sono perfettamente d'accordo. E' un monito molto forte. Cominciamo con il non sprecare anche le relazioni, le persone, che non sono rifiuti. Rifiuti le cose e le persone per paura dell'altro”.

Relativamente alla risorse energetiche ci sono progetti che possono essere tradotti in realtà con il contributo della Fondazione Mach?

“Devo ancora entrare nella parte di ricerca e di applicazione agricola, alimentare ed energetica. La Fondazione è molto conosciuta per i risultati conseguiti finora. Procederemo utilizzando al meglio le risorse disponibili, guardando alle risorse energetiche e a quelle rinnovabili legate al principio della sostenibilità che si accoppia al principio della rinnovabilità”.

Di cosa ha bisogno il piccolo Trentino, tutto o quasi ambiente montano, con l'agricoltura, un tempo prevalente oggi Cenerentola, messa alle strette dalla Ue (vedi le quote latte)? Si è fatto un'idea?

“Quello locale è un modello straordinario. E' un'agricoltura legata ad un territorio tutto particolare dove conta l'altitudine e l'organizzazione delle piccole particelle fondiarie che creano non poche difficoltà. Queste caratteristiche devono diventare un valore aggiunto. Il lavoro è un prodotto di alta qualità da valorizzare in termini promozionali ed economici. Deve diventare un marketing territoriale su piccola scala dando prova di alta qualità, certificata. Non è solo un bel racconto e va sfruttato di più. La Fondazione Mach farà la sua parte a sostegno di questa certificazione in modo che i contadini abbiano una soddisfazione di reddito. Non può essere il lavoratore della terra quello che guadagna di meno, rispetto al trasformatore, al commerciante, al rivenditore e al ristoratore”.

I contadini considerano San Michele una loro proprietà per il secolare servizio di scuola e consulenza tecnica e anche di ricerca. Queste dimensioni possono convivere in un mondo globalizzato?

“E’ la sfida in coerenza con la storia di Mach. E' giusto così. Va coniugata la ‘ricerca alta’ con la ‘terra bassa’. Bisogna trovare il giusto equilibrio. Diversamente non hanno senso questi Centri di eccellenza. Il mondo agricolo, inutile dirlo, deve avere le sue soddisfazioni”.

In questo fine settimana si celebra la Festa di San Giuseppe, la Festa dell'Agricoltura e – con un piccolo anticipo – la Festa di Primavera. Ha un augurio da fare?

“Non lo sapevo. Sono contento di apprenderlo. E' un bel momento in cui riflettere e l'occasione per trarre nuove energie, nuovi stimoli in modo che il bel gioiello della Fondazione Mach continui a brillare, facendolo brillare, se possibile, ancora di più”.

(a cura di)

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