Il ramaio Stefano Navarini

Molti degli oggetti di uso quotidiano in montagna sono realizzati in rame. L’artigiano del rame (o ramaio) li realizza a mano o con apposite macchine per rispondere sempre al meglio alle esigenze di chi li utilizza. Ogni prodotto in rame, dal più umile al più raffinato, è frutto di di una tradizione antica, di una ricerca puntuale e della creatività dell’artigiano. La lavorazione del rame in Trentino è molto antica ed è conosciuta in tutta Europa. Alcune aziende della Valsugana un secolo fa arrivavano ad occupare anche un centinaio di operai.

Stefano, quando comincia la storia del rame?

È il primo metallo scoperto dall’uomo, lo conosciamo da quasi 10 mila anni. Nel corso dei secoli è cambiato molto il suo utilizzo. Prima serviva per le armi, poi nel Medioevo per l’arredo domestico.

E oggi dove si trova?

Il rame inattivo si trova in grande quantità nelle miniere del Cile, dell’Arizona negli Stati Uniti e della Siberia. Da questi paesi viene acquistato dai laminatoi dell’Europa, dove viene laminato – cioè trasformato in una bobina di spessore ridotto, un millimetro magari – e arriva a noi.

Attraverso quali fornitori?

Noi ci serviamo dall’Italia, dal Belgio, dalla Finlandia a seconda delle offerte.

Le piace il suo lavoro?

Ho iniziato a 18 anni e mi piace molto. Lo trovo anche gratificante. Oggi fare l’artigiano significa anche pensare alla commercializzazione, alle mostre.

Com’è la concorrenza di nuovi materiali come la plastica, ecc.?

Con l’arrivo di questi materiali, il rame ha subito sicuramente un contraccolpo perché sono materiali meno costosi. Adesso però vedo un bel ritorno al rame, che è un ottimo conduttore di calore ed è molto adatto per le pentole ed i contenitori di cibo. La pentola diffonde il calore in maniera omogenea, avvolge quasi il cibo.

Con quali attrezzi lavora?

Dipende dalla tipologia dell’oggetto. In certi casi si lavora totalmente a mano con la tecnica dello sbalzo o del cesello. Avremo allora ceselli, martelli, la pinza per fare lo smalto oppure. Poi disponiamo di altre macchine che ci servono per lavori più ricorrenti o di serie: le presse per l’imbottitura, i torni per costruire l’oggetto, le trance per tagliare il rame, le bordatrici per bordare, le saldatrici. Complessivamente direi che abbiamo un sessanta per cento di lavorazione manuale e un quaranta per cento di lavorazione meccanica.

Possiamo dire, Stefano, che il primo strumento sono le mani?

Sì, sicuramente anche perché i primi oggetti vengono costruiti veramente a mano. Soltanto in un secondo tempo ci attrezziamo con macchine appropriate.

Quali oggetti producete?

Negli ultimi anni produciamo soprattutto oggetti per l’arredo della cucina o l’uso in cucina come le pentole, i mestoli, portamestoli, tortiere, oliere, teglie, stampi da budino. Poi anche stemmi o targhe su richiesta.

Talvolta potete creare anche qualche forma nuova per cui il vostro artigianato è abbastanza vicino all’arte?

Sì, veramente delle volte il confine tra arte e artigianato è veramente sottile, lasciamo il giudizio ai nostri clienti.

Qual è l’oggetto più grande che avete realizzato?

Un “porta in tavola” sbalzato di forma ovale con il coperchio, lungo circa un metro, destinato a banchetti con molti invitati.

Quando realizza un oggetto in rame pensa all’uso che ne sarà fatto?

Sì, penso anche alle fatiche che in passato si facevano in malga o nelle case di montagna utilizzando questi oggetti. A me la montagna piace molto e sono contento di trovare testimonianze di oggetti in rame che mi raccontano un’antica cultura.

Qual è la data di nascita dell’azienda Navarini?

Il 1958. La nostra è un’azienda familiare che è stata creata da mio padre. Assieme a lui, fra due anni raggiungeremo il bel traguardo dei cinquant’anni di attività. Li racconta anche un libro
dal titolo “Il rame divino” ed a Ravina abbiamo anche un piccolo museo sul rame.

Si guadagna tanto?

Dipende dal mercato. Puntando su articoli che la clientela richieda si riesce a coprire i costi e prendersi qualche bella soddisfazione.

A chi vuole intraprendere questo lavoro, che cosa consiglia?

Di fare una scuola professionale, tipo la scuola d’arte, l’Istituto Statale d’Arte, e poi di frequentare i laboratori di qualche artigiano. È il modo migliore per imparare questo lavoro.

Intervista a cura della classe quinta della scuola elementare “Maria Bambina” di Trento

La scheda:

Nome: Stefano

CognomeNavarini

Segni particolari: Ramaio. Lavora nell’azienda familiare a Ravina di Trento

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