Il ceramista Giuseppe Marcadent

Dall’argilla alla stufa a olle, fondamentale per riscaldare a legna le case di montagna, come vuole la tradizione. La magia del lavoro del ceramista raccontato da Giuseppe Marcadent, intervistato dai ragazzi della classe I A della scuola media “Bonporti”.

Signor Giuseppe, qual è la sua professione?

Sono un ceramista, produco cioè oggetti trasformando l’argilla in ceramica. Realizzo principalmente stufe in maiolica, ma anche vasellame ed altri oggetti d’arredamento.

Come è diventato ceramista?

Dopo aver conseguito il diploma all’Istituto tecnico industriale, ho avuto l’opportunità di cominciare a lavorare nella realizzazione della ceramica. La mia strada è così cambiata radicalmente. Ma se fare arte con l’argilla è relativamente semplice, difficile è tenersi costantemente aggiornati per costruire opere sempre più belle. Perciò ho conseguito il diploma in “Arte della Ceramica” presso l’Istituto statale d’Arte di Este (Pd) e, dopo impegnativi esami, la qualifica di “Maestro professionale ed Artigiano qualificato” a Bolzano.

Dove sta il legame del suo mestiere con la montagna?

Le stufe, bruciando legna, producono calore e scaldano l’ambiente: uno dei primi problemi che bisogna affrontare in montagna infatti è proprio il freddo. Quella di riscaldare la propria casa con la stufa, oltre ad essere un metodo abbastanza economico, è anche una tradizione antica della gente di montagna.

Come si costruisce una stufa a olle?

Io non produco stufe in serie, l’intero lavoro quindi parte dalla commissione del cliente. Dopo la raccolta delle informazioni, inizia la progettazione vera e propria. Poi realizzo gli stampi per le decorazioni esterne e comincio a lavorare l’argilla. Dopo la cottura i “pezzi” di stufa vanno smaltati, lucidati ed infine consegnati ad un fumista che si occupa dell’assemblaggio finale. Per costruire una stufa semplice servono 35 giorni, ma per opere più complicate si possono impiegare fino a 5-6 mesi.

Da dove deriva il nome “olle”?

Il termine originale significava recipiente o contenitore. Questo perché le prime stufe altro non erano che dei semplici catini d’argilla e a prima vista potevano sembrare dei recipienti.

Che differenze ci sono tra una stufa moderna ed una antica?

La fattura del “guscio” con il tempo non è cambiata, eccezion fatta per il colore e i decori, che possono mutare per rispondere alle moderne esigenze di arredamento. Sono cambiati invece i giri di fumo interni: una volta molto blandi e semplici, ora devono rispondere ad esigenze di riduzione delle emissioni nocive e risparmio energetico. L’interno di una stufa conta oggi su una tecnologia davvero avanzata, che punta al massimo rendimento utilizzando poca legna. Dove finisce l’attività del ceramista inizia perciò quella del fumista che monta i pezzi realizzando anche l’interno della stufa.

Quanto può costare una stufa?

Il costo finale dipende sostanzialmente dalla richiesta del cliente. In genere, per le opere che richiedono un lavoro più dispendioso si può arrivare fino a qualche decina di migliaia di euro. Un bell’investimento che ripagherà però il cliente con un calore naturale meraviglioso, unico.

Quanto è importante l’argilla per la sua professione?

L’argilla sta alla base di tutto: è fondamentale per il mio mestiere ed è un materiale plastico davvero eccezionale, dato che prende qualsiasi forma gli si voglia dare. A differenza della scultura la materia può essere anche aggiunta a piacere. Per questo maneggiarla è un’esperienza davvero unica a cui consiglio di avvicinarsi fin da piccoli: sporcarsi le mani con l’argilla anche solo per hobby, è un occasione da non perdere.

Esistono diversi tipi di argilla?

Certamente, ma in base alla loro reperibilità varia anche il prezzo sul mercato. L’argilla rossa ad esempio costa meno di quella bianca: proprio per la rarità di questo tipo d’argilla si è sviluppata nel tempo la tecnica dell’”ingobbio”, ovvero la stesura di una pellicola di argilla bianca su uno stampo realizzato con argilla rossa.

Quali strumenti utilizza?

Prima di tutto le mani, poi altri strumenti molto semplici. Non mancano tuttavia le attrezzature specifiche: infatti, se per solidificare l’argilla rossa bisogna scaldarla fino a 1.000 gradi, per realizzare degli oggetti in porcellana è necessario utilizzare forni speciali che mantengano per molto tempo una temperatura di 1.300 gradi ed altri adeguati strumenti di supporto.

Il suo è un lavoro faticoso?

È faticoso – anche perché nel mio laboratorio di Mori siamo solo io e l’argilla – ma al tempo stesso bellissimo: esercito questa professione dal 1981 e anche se alla sera la fatica di una dura giornata di lavoro si sente, ormai non ci do troppo peso.

Quanti ceramisti ci sono in Trentino?

Dieci, dodici, non di più. Se infatti sono tanti a lavorare la ceramica, sono pochissimi quelli che, come me, seguono l’intera catena di produzione, modellando l’argilla, cuocendola e poi smaltando ed abbellendo il prodotto finale. L’arte del ceramista si situa in un mercato non troppo roseo, ma c’è comunque qualcosa di interessante. Sicuramente però il settore ha bisogno di una ventata di innovazione.

intervista della classe I A della scuola media “Bonporti”


La scheda:

Nome: Giuseppe

Cognome: Marcadent

Attività: ceramista a Mori ed insegnante a Bolzano, San Michele e al MART

Segni particolari: appassionato di restauro ceramico, con rifacimento e riproduzioni di manufatti antichi

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