La merlettaia Flavia Valentini

Il lavoro al merletto non ha età e permette di acquisire una manualità sempre preziosa, spiega la merlettaia Flavia Valentini, intervistata dai ragazzi della classe 1^A della scuola media dei Salesiani di Trento.

Signora Flavia, in che cosa consiste in suo mestiere?

È un lavoro molto simile alla tessitura, dato che il risultato finale è una tela che costituisce il nostro manufatto. Il tombolo è un cilindro rigido su cui ci si “appoggia” per lavorare. Sul tombolo viene messo il disegno che si va poi a percorrere e realizzare con il filo, avvolto su piccoli fusi per poter essere manipolato ed intrecciato. Usiamo poi gli spilli per poter dar forma al nostro lavoro.

Quali sono le qualità che non possono mancare alla merlettaia?

Prima di tutto tanta pazienza, poi la voglia di mettersi in gioco ed imparare, un pizzico di creatività e naturalmente tanto tempo.

Una volta realizzati, cosa fate con i vostri manufatti?

Li facciamo soprattutto per noi, dato che sono lavori che ci richiedono tanto tempo e che realizziamo per hobby. I nostri ricami sono difficili da vendere, prima di tutto perché ci si affeziona alla propria opera. Poi per una questione di costi: si impiega tanto tempo a realizzare il proprio lavoro, e proprio per questo il prezzo di mercato, a chi non è del mestiere, potrebbe sembrare eccessivo.

In media quanto tempo si impiega a realizzare un ricamo?

Dipende dalla grandezza e dalla complessità del lavoro. Noi spieghiamo a chi vuole avvicinarsi un merletto che servono almeno trenta ore di corso per imparare a lavorare in maniera abbastanza autonoma. E poi servono tante ore per creare delle opere ben fatte.

La sua è un’attività costosa?

Per questo mestiere è necessario disporre di un tombolo, dal costo di una quarantina di euro. Altri quaranta euro vanno spesi per dodici paia di fuselli (i più pregiati sono fatti di legno duro, ad esempio il ciliegio: noi di norma però usiamo fuselli di legno più tenero, come l’abete che però sfilacciano un pochettino il filo). Serve poi un supporto si cui appoggiarsi, ce ne sono di economici (venticinque euro) e di belli e comodi, sopra i cento euro. Infine servono i filati, spilli e uncinetto. Con centocinquanta euro insomma, si è pronti per buttarsi nell’avventura.

A chi consiglierebbe questa attività?

Il lavoro al merletto non ha età. Lo consiglierei soprattutto ai giovani dato che questo hobby permette di essere creativi – quando si ha imparato infatti si può fare ciò che si vuole e come si vuole – e di usare le mani in maniera costruttiva, acquisendo una manualità sempre preziosa.

Come possono essere utilizzati i vostri lavori?

Servono a tirar fuori la propria creatività e le proprie passioni. Ognuna di noi, fa quello che gli piace, che gli viene in quel momento. Dalle applicazioni da mettere sui capi di abbigliamento alle borsette, dalle lampade alle riproduzioni dei quadri dei pittori più famosi.

Lei dove ha studiato?

Ho imparato l’arte alla “Scuola statale di Pizzi e Merletti” di Javrè che era uno dei sette-otto istituti in Trentino che insegnavano alle ragazze a lavorare al tombolo. Si appoggiava all’ITI Buonarrotti di Trento ed aveva un percorso come tutte le altre scuole. Le nostre maestre merlettaie erano diplomate negli istituti tecnici femminili di Forlì o Gorizia.

Quando è nato questo mestiere?

In Trentino la storia del merletto è partita alla fine dell’Ottocento da Proves, un paese della val di Non. Qui, da un’idea del parroco, don Miterer, che aveva capito come questo fosse un modo per permettere anche alle donne di lavorare, è nata anche la prima scuola. A Javrè, il corso di merletti venne istituito nell’anno 1907. La scuola è stata chiusa alla fine degli anni Ottanta: le risorse economiche non erano poi molte, i tempi erano cambiati e l’interesse per il merletto era svanito, non si sentiva più il bisogno di portare avanti questa tradizione come fatto negli anni precedenti.

Perché?

L’attività, ancor prima dell’arrivo della televisione in tutte le case, o del computer, non era più vista come qualcosa di moderno, che emancipava le donne.

E ai giorni nostri?

Nonostante l’attività della merlettaia sia andata pian piano spegnendosi, negli ultimi tempi la si sta rivalutando in Trentino come in Italia. Oggi a Javrè ad esempio, è attivo il nostro circolo di appassionate, l’associazione “Al Filò dal Lundì”. Un esempio di come l’arte della lavorazione ai fuselli, possa affiancarsi allo stare in compagna, come dice anche il nome, al “fare filò”.

In Trentino inoltre, ci sono altri gruppi che riprendono le tradizioni delle loro antiche scuole: a Cles, Mezzorocona, Trento, Rovereto, Cembra.

Che futuro vede quindo per questo mestiere?

Buoni segnali a livello nazionale arrivano dai concorsi che stanno stimolando le merlettaie e sganciarsi dalle lavorazioni classiche del corredo degli anni Sessanta per elevare il merletto verso qualcosa di più artistico, arrivando così alla creazione di opere davvero uniche nel loro genere.

Quella della merlettaia può essere quindi ancora considerata come una professione?

Sì, ce ne sono alcune in Italia che hanno il proprio negozio e lo fanno come lavoro.


La Scheda:

Nome: Flavia

Cognome: Valentini

Attività: Merlettaia

Segni particolari: presiede l’associazione “Al Filò dal Lundì” del Circolo Culturale di Javré

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