Il glaciologo Christian Casarotto

In inverno misura quanta neve cade sul ghiaccio, in estate quanta se ne scioglie: il “bilancio” finale rivela la salute del ghiacciaio. È il mestiere del glaciologo del Muse Christian Casarotto, intervistato dai ragazzi della classe 1° A dell’Istituto Arcivescovile (scuole medie) di Trento.

Di che cosa si occupa il glaciologo?

Cerco di capire come stanno i ghiacciai, come si comportano, se arretrano o avanzano, se diventano più grandi o più piccoli.

Quanti sono i ghiacciai e come stanno?

In tutta Italia ci sono circa 800 ghiacciai, 89 sono in Trentino. Ma per capire la salute dei ghiacciai non bisogna guardare al numero, che paradossalmente aumenta perché ritirandosi i ghiacciai si frammentano, quanto alla loro estensione. La superficie dei ghiacciai negli ultimi venti anni si è drasticamente ridotta.

Come si forma un ghiacciaio?

Deve nevicare e in estate non deve fare troppo caldo. Ma una sola stagione con abbondanti nevicate e basse temperature estive non è sufficiente: queste condizioni devono registrarsi per diversi anni. Solo con la continuità potrà formarsi, o ingrandirsi, un ghiacciaio.

Qual è la causa principale, dello scioglimento dei ghiacciai?

Purtroppo negli ultimi vent’anni abbiamo sempre meno neve, e temperature estive sempre più alte.

In quale stagione c’è più da fare per un glaciologo?

Si lavora soprattutto alla fine dell’inverno, quando si devono quantificare le precipitazioni nevose, e alla fine dell’estate perché bisogna dire quanta di quella neve è stata persa. Questa operazione mi permette di arrivare al bilancio del ghiacciaio.

Che cos’è questo bilancio?

E’ un po’ come un un bilancio famigliare: i soldi che guadagniamo all’inizio del mese devono bastare per sopravvivere durante tutto il mese. Per i ghiacciai le entrate sono le nevi che cadono durante l’inverno e le uscite sono quelle che si sciolgono con la calura estiva. IL ghiaccio accumulato in inverno deve bastare o deve resistere alla calura estiva.

Che cosa le piace del suo lavoro?

Mi piace conoscere parlare con le persone, confrontarmi con i colleghi, a Trento ma anche nel resto di Italia e all’estero; mi piace frequentare la montagna, che è sempre stata la mia passione, e capire come stanno effettivamente i nostri ghiacciai, che cosa hanno ancora da raccontarci. Il ghiacciaio è come un affascinante libro da leggere.

Quali sono i ghiacciai che studia di più?

Studiamo soprattutto il ghiacciaio d’Agola, nelle Dolomiti di Brenta, i ghiacciai dell’Adamello-Mandrone e della Lubbia, nel gruppo dell’Adamello; i ghiacciai del Careser e di Lamare nel gruppo del Cevedale, e il ghiacciaio principale della Marmolada, in Dolomiti.

Come fa a misurare la profondità di un ghiacciaio?

Si usa una macchina molto simile a quella per tagliare il prato, dove al posto delle ruote ci sono i pattini per scivolare sulla neve, e al posto della lama uno strumento che invia un segnale radio in profondità, attraverso il ghiaccio: quando arriva alla roccia, alla base, il segnale torna allo strumento. Più tempo ci mette, più profondo sarà il ghiacciaio. E’ un operazione affascinante che ci permette di capire lo spessore effettivo del ghiaccio.

Quali sono gli strumenti del mestiere?

Sono tanti e diversi. Principalmente usiamo delle sonde per misurare la quantità di neve caduta durante l’inverno, simili a quelle che si usano dopo le valanghe. Poi abbiamo dei pali che piantiamo nel ghiaccio, dopo averlo bucato con delle trivelle, per vedere se la superficie si alza o si abbassa. Poi ci sono le cordelle metriche, per misurare la distanza tra il ghiacciaio e un punto noto, il gps, e molti altri strumenti di precisione che ci servono per misurare la morfologia e il contorno dei ghiacciai.

Quanto tempo la occupano le attività di didattica e divulgazione?

E una parte importantissima del nostro mestiere, a cui cerco di dedicare più tempo possibile. E’ assurdo, per non dire stupido, studiare come stanno i ghiacciai senza poi comunicarlo alle persone.

Perché ci ha detto che il ghiacciaio è come un libro?

Le nevicate di ogni inverno sono le pagine, che si aggiungono di anno in anno, di questo affascinante libro tutto da leggere. Nella neve rimane impressa la stagione invernale con le sue caratteristiche, la temperatura, l’inquinamento… tutte le informazioni sono racchiuse nei cristalli di ghiaccio, le lettere del nostro libro: a noi il compito di “tradurle in italiano” per carpirne i segreti.

Chi sono i nemici che minacciano questo libro?

Oltre alle cause naturali c’è anche l’attività umana, ovvero l’inquinamento, che influisce sul ritiro glaciale. C’è una certa ciclicità nelle fasi glaciali: ci sono stati periodi in cui i ghiacciai erano molto più piccoli di oggi, in altri molto più grandi. Queste fasi avvengono naturalmente ma dato che occupiamo una fetta della Terra anche l’uomo interferisce in questo ritiro o, spero, in un nuovo avanzamento.

Qual è l’età media dei ghiacciai?

Basterebbe stabilire quando è stata scritta la prima pagina del “libro”, ma nelle Alpi è molto difficile perché a causa delle temperature estive molto alte le pagine più vecchie, alla base, vengono strappate. Quindi è impossibile stabilire l’età dei nostri ghiacciai. In Antartide invece, sui ghiacciai più grandi del mondo che sono quasi il 90% di tutti i ghiacciai sulla Terra, si stima un età di ottocentomila anni. Probabilmente si può andare ancora più indietro.

Cosa comporta andare su un ghiacciaio? Si corrono dei rischi?

E’ un ambiente anche pericoloso per via della presenza di crepacci, in cui si può cadere: bisogna essere armati di ramponi, piccozze, corde, e naturalmente saperli usare.

Le è mai capitato di scivolare su un ghiacciaio?

A volte succede di inciampare e cadere, senza conseguenze pericolose. Ma l’attenzione dev’essere sempre alta!

Intervista della classe 1° A dell’Istituto Arcivescovile (scuole medie) di Trento


Nome: Christian

Cognome: Casarotto

Attività: Glaciologo

Segni particolari: Dopo gli studi a Milano (Scienze Naturali) e Zurigo (Glaciologia) è diventato ricercatore al Museo di scienze naturali di Trento. Ma la passione è nata da bambino, sulle “sue” montagne: “Sono stato anche sull’Annapurna, ma le Alpi restano le montagne più belle”.

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