Giorgio Prighel è l’innevatore

Lavora di notte e, a seconda della necessità, prepara la neve artificiale da sparare sulle piste: umida, asciutta, farinosa…
Cosa fa l’innevatore?
Lavora di notte per produrre neve artificiale e garantire agli sciatori di poter sciare il giorno dopo su un bel manto nevoso, senza trovarsi sui sassi.

Che rapporto c’è con il gattista?

Lavoriamo in sinergia: noi creiamo i mucchi di neve, e i gattisti li spargono su tutta la pista, cioè spostano la neve per creare un manto nevoso costante.

Quanti siete in Bondone?

Siamo sette tra gattisti e innevatori, e ci diamo il cambio. Io sono specifico innevatore e con il “gatto” vado poco: lo uso semplicemente per spostarmi.

Perché ha scelto questo lavoro?

Perché la neve è la mia passione, e quando ho saputo che cercavano qualcuno per gestire un impianto di innevamento mi sono subito proposto. Dal 2004 pratico questa professione di cui vado molto fiero.

Come è organizzata la sua giornata?

Dipende dalla stagione. In estate lavoro otto ore e faccio manutenzione dei cannoni inattivi. In inverno, quando pratichiamo l’innevamento, non ci sono orari: vengono determinati dalle temperature e dalle condizioni climatiche. Quando fa freddo resto lì anche di notte, in una stanzetta dove dormo nelle poche ore libere. Il resto del tempo gestisco e controllo i cannoni sulle piste.

Che strumenti utilizza nel suo lavoro?

Il nostro compito è anche quello di muoverci sulle piste per verificare l’andamento della produzione della neve, quindi utilizzo il gatto delle nevi oppure la motoslitta, che però è meno sicura del gatto: sia per la stabilità che per le temperature. L’insidia principale è il ghiaccio: ci vuole prudenza, professionalità ed esperienza.

Come si fa la neve?

Copiamo il fiocco di neve che cade dalle nuvole, ma per ricrearlo elettronicamente occorre molto meno spazio. Occorre miscelare aria e acqua, nebulizzandole: si forma una microparticella da cui si riesce poi a sviluppare, in pochi metri di ricaduta, il fiocco di neve. La tecnologia è avanzata, ogni macchina ha un computer che ci permettere di scegliere la tipologia di neve che volgiamo creare: più umida, meno umida, farinosa…

 

Quanti sono i cannoni sul Bondone?

Ne abbiamo circa un centinaio, suddivisi in due tipologie di impianti, ad alta o a bassa pressione, che producono diverse quantità di neve.

Come sono fatti e che differenza c’è tra le due tipologie?

Dipende dal compressore. Può essere montato a bordo ed erogare aria sul posto, con una turbina che crea il fiocco di neve facendolo ricadere; oppure l’aria può arrivare da compressori locati a bordopista, dove ci sono le centrali di innevamento: l’aria centralizzata arriva ai vari cannoni tramite dei tubi posti sotto al terreno. Nel primo caso i cannoni sono più larghi ma più bassi; nel secondo sono più alti e stretti.

È mai capitato che una macchina si sia rotta senza che voi ve ne accorgeste?

No, perché continuiamo a monitorare la situazione. Quando si verificano dei malfunzionamenti li risolviamo subito, anche di notte, altrimenti le piste non sono pronte per il giorno dopo. Dal nostro lavoro dipende il divertimento, ma anche la salute degli sciatori che salgono in Bondone.

Di solito dove si posizionano i cannoni?

Dipende strettamente dalle condizioni atmosferiche della montagna stessa. Nelle parti alte del Bondone c’è molta aria e molto vento: qui i cannoni avranno una dislocazione nord-sud, cioè la neve va sparata in pista verso sud per sfruttare il vento che arriva da nord.

Com’è stato il primo giorno di lavoro?

Non è stato semplice perché era un mondo tutto nuovo per me: mi piaceva la neve, ma non sapevo come muovermi sulla pista e dove mettere le mani nei diversi apparati elettronici. La società, però, provvede a formare i suoi dipendenti: la formazione è davvero importante per poter fare il proprio lavoro efficientemente e in sicurezza.

La tecnologia cambia e si aggiorna: occorre continuare a studiare?

Esatto, ogni innevatore deve essere anche innovatore: dobbiamo seguire dei corsi di formazione presso le ditte costruttrici dei cannoni per stare al passo con i tempi e conoscere le novità sul mercato.

Quali studi possono servire per fare questo lavoro?

Io ho studiato all’Istituto tecnico industriale per diventare perito elettrotecnico. Mi ha dato delle buone conoscenze di base, ma naturalmente l’esperienza “sul campo” è insostituibile.

Quanto conta la neve vera per voi creatori della neve artificiale?

Molto, perché attira gli sciatori che sciano più volentieri sulla neve naturale. Quando c’è, noi non facciamo altro che integrarla con la nostra neve artificiale. Conta anche per l’onerosità economica della stagione: l’innevamento artificiale è una spesa considerevole per una ditta.

L’innevatore deve essere un amante della montagna?

Con tutto il tempo che passiamo lassù, in mezzo al freddo e alla neve, non potrebbe essere altrimenti.

Intervista della 1°A dell’Istituto Bonporti di Trento (scuola media)

a cura di Elisabetta Girardi


Nome: Giorgio

Cognome: Prighel

Attività: Innevatore

Segni particolari: Lavora sulle piste del Monte Bondone per Trento Funivie. Innevatori e gattisti sono una squadra unica: i primi preparano il “colore bianco”, gli altri, sui gatti delle nevi, dipingono le piste.

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